Blog della sezione di Massa Carrara del Partito Comunista dei Lavoratori

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giovedì 23 giugno 2011

INDIGNATI, PRESENTE E FUTURO.

Indignati, presente e futuro.
Contributo di Baez Seara, David
(traduzione di P.V.)

Con le manifestazioni del 19 luglio in tutto lo Stato spagnolo, il movimento degli indignati, nato a Madrid nei giorni precedenti le elezioni regionali del 15 maggio, ha mostrato una capacità di mobilitazione che pochi credevano possibile. A più di un mese dall'inizio degli accampamenti a Puerta de Sol il movimento aumenta la sua forza ed inoltre si allarga a livello internazionale nonostante la campagna dei media reazionari che hanno ingrandito incidenti isolati tentando di etichettare migliaia dei suoi appartenenti come violenti e filo terroristi.

Origini del movimento 15 maggio

Il movimento oggi conosciuto universalmente come " gli indignati " o semplicemente come " movimento 15 maggio " ha avuto la sua origine in Internet. Per mezzo delle reti sociali, gruppi formati recentemente attraverso Internet, come Madrilonia o " Democrazia reale ora " (DRY) hanno dato vita ad una serie di proposte e azioni culminate con un accampamento a Porta del Sol di Madrid il 15 maggio, ad una settimana dalle elezioni regionali del 22 maggio. Questi gruppi, particolarmente DRY, pur non avendo rapporti con i partiti politici e non identificandosi esplicitamente come " di sinistra ", nascono non solo come reazione alla forma con cui il governo ha gestito e gestisce la crisi economica, ma anche contro l’ingiustizia di un sistema economico e istituzionale che permette che siano i lavoratori a portare il peso del recupero dell'economia capitalista. Il motto " siamo persone, non merci in mano ai politici ed alle banche ", lascia pochi dubbi circa il carattere rivendicativo del movimento. Dall'accampamento del Sol a Madrid la rivolta si estende a tutto il territorio nazionale. Si sono alzati accampamenti a Barcellona, Valenza, Siviglia, Santiago ed anche in piccole città e paesi dello Stato spagnolo. Ciascun accampamento in ciascuna città era autonomo e di natura assembleare, e quindi non esisteva un organo centrale di coordinamento. Dall'esperienza degli accampamenti è nata un'altra organizzazione, diffusasi spontaneamente, chiamata " Spanish Revolution ". Sebbene quest'ultima e DRY non siano la stessa cosa, la maggioranza dei partecipanti vedono queste organizzazioni non come organo di direzione o coordinamento, ma come partecipanti collettivi del movimento 15 maggio. Dopo le elezioni del 22 maggio, nelle quali il partito popolare ha conseguito la vittoria nella maggioranza dei comuni e delle regioni spagnole, il movimento 15 maggio ha deciso di continuare a resistere per dimostrare che le sue rivendicazioni sono di carattere sistemico e non possono essere delegittimate per il semplice fatto che alcune elezioni regionali hanno dato la vittoria ad un partito conservatore. Ultimamente, il 13 giugno, l'accampamento del sole ha deciso di dissolversi e convocare assieme ad altri collettivi e organizzazioni, una marcia di protesta nelle principali città. Così il 19 giugno, circa 400.000 persone hanno marciato unite contro la crisi ed il capitalismo, dando vita alla maggiore mobilitazione sociale dello Stato spagnolo dai tempi delle manifestazioni contro la guerra in Iraq nel 2002. Attraverso una radicalizzazione pragmatica del movimento, la lotta si estende attraverso proposte concrete di azione. La natura eterogenea del movimento 15 maggio, può causare difficoltà nella prospettiva di andar oltre semplici accordi " minimi ". Tuttavia sembra che la discussione più o meno teorica sopra la natura ed il contenuto concreto delle rivendicazioni, stia passando in secondo piano, ed il movimento 15 maggio si stia concentrando nell'organizzare azioni sulle quali esiste un consenso pratico circa le sue necessità. Un esempio pratico sono le azioni di appoggio contro lo sfratto per il mancato pagamento dei mutui ipotecari, che hanno impedito che molte famiglie fossero sfrattate dalle loro case. Tutti quelli che aderiscono al movimento 15 maggio concordano circa la necessità di rifiutare gli sfratti per mancato pagamento dell'ipoteca bancaria, dato che una delle cause della crisi è stata il comportamento speculativo delle banche. Altro esempio è il blocco del parlamento regionale catalano, per impedire che la maggioranza conservatrice approvasse un pacchetto di tagli alla spesa pubblica sociale ed ai diritti sindacali dei lavoratori. La giustificazione falsamente democratica di questi tagli, è che sono stati votati da una " maggioranza silenziosa ". L'argomento usato fino alla nausea, è che i parlamenti possiedono tutta la legittimità democratica basata su un mandato popolare che consente loro di attuare tali politiche. Tuttavia, questo discorso nasconde deliberatamente che tali tagli non sono mai citati dai partiti politici nei loro programmi elettorali e tuttavia, quando giungono al potere, questa è la prima cosa che essi fanno. Contro questa concezione che i nostri governanti hanno della democrazia, quella di mentire e poi operare arbitrariamente tagliando diritti ai meno abbienti, è necessario intervenire. In questo senso il blocco del parlamento catalano è perfettamente giustificato da un punto di vista democratico. Non solo si chiede che la democrazia abbia un contenuto reale, ma si esigono anche condizioni che permettano che i politici siano veri delegati del popolo e che debbano rispondere davanti ad esso in caso di tradimenti, inganni, corruzione o semplicemente incapacità a svolgere il proprio ruolo. Gli indignati hanno mandato chiari segnali a quelli che si piegano alle esigenze del mercato e che, facendosi alfieri di politiche di tagli, non le hanno mai applicate a se stessi. Si è visto come alcune centinaia di persone, operando collettivamente, siano capaci di paralizzare i piani oggettivamente reazionari del parlamento catalano o l’inerzia inumana del capitale, nel momento di lasciare senza casa i lavoratori colpiti dalla crisi. È necessario fare uno sforzo perché il movimento non diventi un fenomeno congiunturale o passeggero, bensì costituisca l'inizio di un nuovo ciclo di mobilitazione e lotta anticapitalista, quella nata il 15 maggio con l'accampamento del Sol.
Se la maggioranza concorda sul principio per cui i lavoratori non possono pagare per una crisi che non hanno provocato, allora la maggioranza di questi ugualmente concorderà con azioni che derivino logicamente da questo principio.

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