Blog della sezione di Massa Carrara del Partito Comunista dei Lavoratori

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mercoledì 21 dicembre 2011

I COMUNISTI ITALIANI NEI GULAG DI STALIN

Palmiro Togliatti, braccio destro di Stalin

Per molto tempo argomenti "spinosi" come quello delle vittime
comuniste dello stalinismo è stato rimosso, cancellato. In questo
quadro fatto di complicità e omissioni il PCI e altre organizzazioni
operaie hanno svolto un ruolo accondiscendente o passivo alle menzogne
fabbricate da Mosca. E' giunto il momento di ricordare alcuni , la
lista sarebbe lunghissima, di questi compagni e riflettere sul perchè
nel paese della rivoluzione operaia siano potute accadere simili cose...

Tanti degli italiani che tra gli anni venti e trenta del secolo scorso
si rifugiarno in Urss fecero tale scelta per le loro idee politiche o
perchè ricercati per "reati "politici dal regime fascista.
Reduci dalle galere fasciste erano per esempio: Angela Iuren, Natale
Premoli e Giuseppe Venini solo per fare alcuni , dei molti ahimè,
nomi di comunisti che finiranno la loro vita nei gulag di Stalin o
fucilati.

Angela Juren. Deportata in Kazachstan dopo essere arrestata a Kerc nel
1938. Nata a Trieste nel 1904, faceva la sarta e nel 1923 si era
iscritta al Partito Comunista D'Italia. Per due anni tra il 1927 e
1929 era stata rinchiusa nel carcere di Viterbo condannata dal regime
fascista per attività comunista. Emigrata in Urss fu subito arrestata
naturalmente con l'accusa di attività controrivoluzionaria.

Natale Premoli. Nato a Milano nel 1906 giovanissimo si era iscritto
alla FGCI . Nel 1925 viene arrestato dai fascisti per attività
comunista, scontata la pena viene espatriato in Francia. Dalla fine
degli anni 20 ai primi anni 30 svogle numerose missioni politiche per
il movimento comunista- rientrando clandestinamente in Italia- e viene
nuovamente arrestato. Nella prima metà degli anni trenta riesce a
raggiungere l'URSS. Nel 1938 viene arrestato a Mosca per attività
spionistica, morirà nel novembre dello stesso anno nel lager di
Ustvymskij. Sorte simili a quello di Natale toccò al compagno Giuseppe
Venini anch'egli arrestato nel 1939 nel paese di Stalin e fucilato
dopo pochi mesi con l'accusa di trotskismo sovversivo. Ovviamente il
pericoloso anticomunista di Venini aveva passato , circa 10 anni
prima, 5 anni nelle prigioni fasciste con l'accusa di attività
comunista .

Futuro macabra toccò anche a Ernani Civillari e Lino Manservigi. I
due, ad esempio, avevano partecipato attivamente alle occupazioni
delle fabriche a Torino nel 1920. Colpiti dal mandato di cattura il
PCI decise di inviarli a Mosca come delegati del III congresso
dell'Internazionale Comunista. Si stalbilirono in Urss e 17 anni dopo
furono deportati e fucilati, per Stalin erano dei pericolosi
fascisti, trotskisti...

Vittori Penco. Operaio di orgine triestina membro della FGCI e poi del
PCI. Vittorio emigrò nella Russia Sovietica nel 1928 per sottrarsi a
due processi fascisti pendenti su di lui. Nel 1940 , dodici anni dopo
il suo arrivo in Urss, viene arrestato e condannato ad 8 anni nel
gulag di Uchto- Izemsk, ma la sua pena sarà nuovamente inasprita con
la classica accusa di "deviazione trotskista". Uscirà, uno dei pochi,
nel 1949 e in seguito nella prima metà degli anni 50 rientrerà in
Italia chiduendosi in un assoluto mutismo.

Edmondo Peluso Nato a Napoli il 12 febbraio del 1882, sin da
giovanissimo aderì al movimento internazionalista e socialista.
Renitente di leva , per il suo pacifismo, fu costretto a ripiegare
all'estero. Sostenne nel 1915 il movimento zimmervaldiano (
raggruppamento internazionalista guidato da Lenin e Trotsky per la
costituzione di una nuovo movimento e una nuova internazionale dopo il
tradimento della II internazionale). Nel 1921 aderì al PCI, buon
pubblicista ( lo stesso Lenin ne apprezzò le doti) collaborò in
partricolar modo con l" ordine nuovo " di Gramsci e " L'Unità" di cui
divenne anche direttore.
Durante il fascismo, come a molti altri dirigenti del PCI, viene dato
l'ordine di espatriare dall'Italia. Sfogliando il fasciscolo di Peluso
presso l'archivio di stato a Roma si legge:"impiegato presso l'ufficio
di propaganda del Kremlino", nel 1930 il regime fascista si allarma
Peluso ha scritto un testo nella stampa comunista tedesca sul
penitenziario di Santo Stefano in difesa di Gramsci e Terracini.
Nella seconda metà degli anni 30 emigra in Urss e nel 1940 e viene
arrestato, da li in poi di lui -come di molti- spariscono le tracce...

Di italiani rinchiusi e periti nei gulag ve sono tanti altri basti
ricordare ; Luigi Calligarsi, Francesco Ghezzi, Otello Gaggi e il
famoso Dante Corneli. Ricordarli qui tutti sarebbe un lavoro immenso.
Credo sia giusto dare anche respiro storiografico - ad un altra
esperienza altrettanto tragica- alle compagne vittime dello stalinismo
e , soprattutto, mostrare le condizioni di vita all'interno dei campi
lager di Stalin.
Sulle condizioni di vita del genere femminile esistono straordinarie
testimonianze di donne sopravvisute alle dure pene inflitte dal regime
di Stalin. Opere fondamentali come quelle di : Olga Adamova Slizberg,
Marghert Buber- Neumann, Nina Gagen Torn, Evgenija Ginzburg, Ekaterina
Olitskaija ecc Questi testi dipingono con una cruda realtà la vita che
le donne conducevano all'interno dei campi di prigionia...
Naturalmente la carcerazione femminile seguiva lo stesso processi di
quella maschile : attività controrivoluzionaria, spionistiche e
trotskismo. La vita nel campo , per il genere femminile, è molto più
dura. Ad esempio nel campo lager di Solovki a gestire il "settore"
femminile è una tale Olga Ivanova Sirodova famosa per la sua
irrascibilità e per la gestione di una fitta rete, all'interno del
campo, di prostituzione a cui è difficile sfuggire anche quando il
corpo è sfiorito.1 La stalinista Olga non si accontenta di ciò, ma
quando l'OGUP autorizza l'affitto dei prigionieri sul continente lei
organizza un traffico di schiave per il Medio Oriente. IL concubinato
è il solo modo per sfugire ad Olga. Le detenute che invece non si
concedono alle guardie vengono destinate ai lavori più pesanti,
drogate e malmenate finchè non cedono ai loro aguzzini. Altro esempi
per descrivere in che modo e in che dignità da comunista Stalin
utilizzase le sue prigioni riguarda l'assenza di igiene e di cure
mediche. Secondo le statistiche la sifilide ha fatto dei danni enormi
tra le più giovani e non vi era alcun modo per curarle. Quando
rimanevi incinta eri costretta ad abortire, alle isole Solovki i
responsabili del campo non si potevano permettere il lusso di
manetenere future madri...

In questo contesto fatto di violenze , torture e umiliazione per il
genere femminile vogliamo ricordare alcune persone, compagne come .
Olga Diner, Angela Juren ( vedi sopra), Paola Zingarelli, Nadia
Lachtina, Lidia Pankratova. Queste sono solo alcune delle donne
italiane o che avevano sposato un italiano ad essere trucidate da
Stalin.

Oggi , per citare Togliatti, "nessuno può mettere indubbio" le falsità
le accuse con cui i capi della rivoluzione e del comunismo mondiale
furono eliminati. Lo stalinismo non era un giudice di un tribunale
operaio, ma un usurpatore dell'opera socialista. Un potere la cui
fonte non era più la volontà del proletariato, ma l'onnipotenza di un
apparato degenerato formatosi sotto la direzione di Stalin.
La crisi del marxismo, di cui tanto si parla, è soprattutto una crisi
di verità. Oggi ancora il vero nodo storico è liberarsi dallo
stalinismo nella prassi e nella teoria.

E.Gemmo D.N. PCL

1 Brodoskij Le Isole del Martirio

Testi consultati.
E. Dundovich F.Gori Italini nei Lager di Stalin
A. Leonetti Le Vittime Italiane dello stalinismo in Urss
R. Duguet Un bagne en Russie Ruge
Stettner Archipel Gulag: Stalinism Zwangslager
O. Volkov Le tenebres
B. Cederholm Dans les prisons de l'Urss 1924-26
J.J Rossi Le manual de Gulagh
D. Lichacev La mia Russia
G. Herling Un mondo a parte
P. Robotti La Prova
O. Chlevenijuk The History of Gulag
Salamov I Racconti di Koylma
Ragspi
Ginzburg Viaggio nella vertigine
E.Gemmo D.N. PCL
E.Gemmo D.N. PCL
Pubblicato da Trotskismo a 09:19

venerdì 9 dicembre 2011

LENIN E LA LOTTA CONTRO STALIN

LENIN E LA LOTTA CONTRO STALIN
(5 Novembre 2009)
LE DIVERGENZE DURANTE LA RIVOLUZIONE
Già durante il periodo rivoluzionario Lenin aveva duramente polemizzato con Stalin riguardo alla posizione assunta da quest'ultimo, come responsabile insieme a Kamenev della Pravda, nei confronti del governo Borghese di Kerenskij: " La nostra tattica è completamente suicida, nessun appoggio al governo Kerenskij... "
1
La Pravda di Stalin pubblicava articoli dal chiaro contenuto collaborazionista con il governo borghese: " fintanto che continua sulla strada di soddisfare le rivendicazioni operaie" e a "difendere le recenti conquiste democratiche... "
2
La "Pravda", diretta da Stalin, si era rifiutata nei primi mesi del 17 - già si potevano intravedere i metodi che in futuro caratterizzeranno Stalin- di pubblicare tre delle quattro "lettere da lontano" scritte da Lenin in esilio, secondo cui non bisognava sostenere il governo provvisorio, ma occorreva preparare la rivoluzione proletaria, trasformare la guerra imperialista in guerra civile e rifiutarsi di cadere in un atteggiamento "socialpatriottico".
Lo stesso Molotov, uno dei pochi sopravvissuti alle purghe staliniane, racconta: "Tu (Stalin si riferisce a Moltov) nel periodo iniziale di aprile sei stato più di tutti vicino a Lenin". Insomma un'implicita ammissione da parte di Stalin della sua politica conciliazionista a sostegno di Kerenskij.
3
Nelle sue memorie Suchanov scrive: " Nei bolscevichi in questo periodo, oltre a Kamenev, compare Stalin. .. Durante il tempo della sua modesta attività nel comitato esecutivo (egli) produceva- non su me solo- l'impressione di una macchina grigia, che a volte dava una luce smorta senza conseguenze. Di lui in sostanza non c'è più nulla da dire.
In più, riguardo al ruolo di Stalin nella Rivoluzione Russa, en passant è interessante la documentazione del testo di J.Reed (I Dieci giorni che sconvolsero il mondo). Il libro, ricordiamo è vidimato da Lenin, si dipinge, in modo corretto, la figura di Stalin o meglio non la si dipinge...
LA LOTTA CONTRO LA BUROCRAZIA
Sin dal 1919 il partito bolscevico per evitare il crescente lievitare d’uomini d’apparato, burocrati all'interno del partito istituì il Rabkrin (Commissariato del Popolo per l'ispezione operaia e contadina). Al vertice di questo commissariato il Partito Bolscevico mise Stalin. Stalin fu assegnato a questo commissariato per le sue capacità organizzative mostrate in passato.
Dunque Lenin già dal 1919, a meno di due anni dalla Rivoluzione, avvertiva un pericolo di burocratizzazione del Partito. Uomini estranei alla rivoluzione, molti di essi senza principi - perfetti aspiranti burocrati, si stavano attrezzando per salire sul carro dei vincitori.
Nel 1922 il pericolo di deviazione burocratica agli occhi di Lenin si fa più pressante: "IL nostro programma di partito, un documento che l'autore dell’ABC del comunismo conosce bene (riferito a N. Bucharin), dimostra che il nostro stato è uno stato operaio con distorsioni burocratiche... "
4
Lenin nota quindi, anche prima di Trotskij, il pericolo d’involuzione del partito. Si avvicina a Trotskij e propone a lui di formare un blocco politico contro Stalin.
Trostkij racconta: " Lei (Lenin a Trotskij) propone di iniziare una lotta non solo contro la burocrazia di Stato, ma anche contro l'Ufficio organizzativo del Comitato Centrale? Io mi misi a ridere, sorpreso. L'ufficio organizzativo era l'anima dell'organizzazione staliniana. " Può darsi". " Ebbene- continuò Lenin- io le propongo un blocco contro la burocrazia in genere e, in particolare, contro l'ufficio organizzativo". "E' un onore- risposi- formare un blocco buono con una buona persona".
5
Così ha inizio l'ultima lotta di Lenin
Uno dei primi scontri con Stalin Lenin lo ebbe sulla questione del monopolio del commercio estero.
La maggioranza, con Stalin in testa, dei massimi dirigenti del Partito erano favorevoli all'abolizione o al forte ridimensionamento del monopolio del commercio estero. La politica del gruppo dirigente guidata Stalin supponeva che una ripresa degli scambi economici con l'estero avrebbe favorito la NEP*. Trotskij si espresse contro questa politica, secondo Trostkij questa scelta non avrebbe fatto che indebolire lo stato operaio sovietico nei confronti degli avversari di classe. Lenin concorda con le posizioni di Trotskij.
Ma gli avvenimenti precipitano, durante la riunione del comitato centrale del 6 ottobre del 1922 (Lenin assente) si scegli di adottare, sotto la spinta del Commissario del Popolo alle finanze Sokolnikov delle deroghe al monopolio del commercio estero. Lenin rimase di stucco, secondo la testimonianza di Lewin " considerò il fatto come un vero e proprio colpo contro di lui"6. Lenin per reagire a questo duro colpo si mise prima discutere con alcuni membri del partito tra cui Trotskij e poi inviò una lettera di protesta a Stalin in cui "proponeva di aggiornare tale scelta alla prossima riunione del Plenum del Comitato Centrale"
7.
Ma la resistenza di Stalin si fece più dura del previsto. Stalin scrisse: " La lettera del compagno Lenin non mi ha fatto mutare idea sulla giustezza della decisione del Comitato Centrale del 6 ottobre in merito al monopolio del commercio estero".8 Tuttavia la questione non fu liquidata così... Sulla questione del commercio estero se ne sarebbe parlato nel prossimo comitato centrale. La battaglia si avvia e Lenin affila le armi e discute con Trotskij la linea politica da adottare. I due concordano sull'importanza del monopolio del commercio estero. Lenin scrive a Trotskij " Penso che ci siamo messi pienamente d'accordo. Vi prego di dichiarare all'assemblea plenaria la nostra solidarietà. Spero che la nostra decisione sarà approvata.... Se contrariamente alle nostre aspettative la nostra decisione sarà respinta, ci rivolgeremo alla frazione del congresso dei Soviet e dichiareremo di sottoporre la questione al congresso del partito".
8.
Allo stesso tempo Lenin scrisse una lettera a Stalin e ai membri del comitato centrale: "... Mi sono anche accordato con Trotskij per la difesa delle mie opinioni sul monopolio del commercio estero (...) sono convinto che Trotskij sosterrà le mie opinioni non peggio di me".
9
Lenin e Trotskij vinsero la loro prima battaglia contro Stalin, il 18 dicembre il Comitato Centrale annullò la precedente decisione. Lenin scrisse a Trotskij: " Sembra che siamo riusciti senza colpo ferire, con un semplice movimento di manovra. Propongo di fermarsi e continuare l'offensiva."
10
Stalin come commissario del Rabrikim, come accennato all'inizio di questo testo, stava praticando una politica completamente diversa dall'idea di Lenin aveva del Rabrikim. IL georgiano invece di porre un freno all'ingresso dei nuovi uomini di apparato, rimosse e promosse personale a suo gradimento. Mise nei posti chiavi del Partito "comunisti" a lui devoti per aver ricevuto un avanzamento di carriera...
Nel 1920 Trotskij aveva notato ed evidenziato i "difetti" del Rabkrim e le sue pericolose oscillazioni burocratiche. Lenin nel primo periodo della "reggenza" di Stalin non comprese subito l'entità del problema che si sviluppava nel Rabrikim, ma poi mutò idea e si fece avanti per dare battaglia anche su questo punto: "Questa idea fu suggerita dal compagno Trotskij, sembra un bel po' di tempo fa". Allora io ero contrario... ma dopo aver
osservato la questione in modo più approfondito, trovo in sostanza che sia un'idea sensata. "
11
Ancora Lenin sempre sul Rabrikin " Diciamolo pure il Commissariato per il popolo e l'ispezione contadina e operaia non gode ora di nessun prestigio. Tutti sanno che non esiste peggior organizzazione dell'ispezione operaia e contadina e che, nelle condizioni attuali, è inutile pretendere da questo Commissariato del popolo qualcosa."
12
Ora il terreno di lotta si sposta sulla questione "georgiana".
Lenin indirizzava le sue dure critiche a Stalin riguardanti il suo metodo di direzione. La questione "georgiana" fu una sorta di catalizzatore per Lenin aveva capito che con Stalin non poteva "giocare" di "fioretto". Decise di scrivere quello che fu soprannominato il " Testamento".
IL 30 dicembre del 1922 Lenin scrive: “... l'apparato che diciamo nostro ci è di fatto alquanto estraneo; è un guazzabuglio borghese e zarista e in mancanza dell'aiuto degli altri paesi non c'è possibilità di disfarsene...”
13
Lenin si rese conto con chi aveva a che fare solo verso la fine del 1922, quando ebbe chiaro i metodi che Stalin usava per silenziare il dissenso dei compagni georgiani. IL ruolo di regista, in questo puzzle burocratico, di Stalin divenne chiaro. Senza che Lenin e, ancor peggio, il Poltbiuro ne fossero a conoscenza, Stalin insieme a Dzergenskij e Orgionkidze, aveva realizzato un vero e proprio colpo di Stato nel partito georgiano. Lenin dettò, dal suo letto, una serie di note riguardanti questa vicenda, ma non si limitò a definire la politica di Stalin come un errore di percorso... Bensì come una scelta frutto del peggior nazionalismo grande russo: "Non c'è dubbio che la percentuale infinitesimale dei lavoratori russi affogherà in quella marea di gentaglia sciovinista grande-russa come una mosca nel latte”.

14.
LA LOTTA PER LA RIMOZIONE DI STALIN
La "destalinizzazione" Krusceviana in realtà ha rivelato quello che era già noto. Ma l'aspetto importante delle "rivelazioni" di Krusciov è che esse hanno costituito, involontariamente, una conferma sulla veridicità delle documentazioni di Trotskij. Alla fine degli anni 60 M. Lewin affermò che quanto Mosca stava pubblicando era la garanzia delle corrette testimonianze lasciate da Trotskij.
Tra questi testi "scoperti" da Krusciov vi sono quelle lettere inviate dal Lenin, soprannominate il "Testamento", tra il dicembre 1922 e i primi di gennaio del 1923.

Comitato Centrale.
Lenin è preoccupato sul rischio di scissione del Partito e della coesione del Comitato Centrale. "Io penso che, da questo punto di vista, fondamentali per la questione della stabilità siano certi membri del CC come Stalin e Trotskij. I rapporti tra loro, secondo me, rappresentano una buona metà del pericolo di quella scissione, che potrebbe essere evitata ... "
Passa poi ad una breve caratterizzazione dei due: "Il compagno Stalin, divenuto segretario generale, ha concentrato nelle sue mani un immenso potere, ed io non sono sicuro che egli sappia servirsene sempre con sufficiente prudenza". D'altro canto, il compagno Trotskij come ha già dimostrato la sua lotta contro il CC nella questione del commissariato del popolo per i trasporti, si distingue non solo per le sue eminenti capacità. Personalmente egli è forse il più capace tra i membri dell'attuale CC, ma ha anche un’eccessiva sicurezza di sé e una tendenza eccessiva a considerare il lato puramente amministrativo dei problemi.
Queste due qualità dei due capi più eminenti dell'attuale CC possono eventualmente portare alla scissione, e se il nostro partito non prenderà misure per impedirlo, la scissione può avvenire improvvisamente.
Non continuerò a caratterizzare gli altri membri del CC secondo le loro qualità personali. Ricordo soltanto che l'episodio di cui sono stati protagonisti nell'ottobre Zinoviev e Kamenev non fu certamente casuale, ma che d'altra parte non glielo si può ascrivere personalmente a colpa, così come il non bolscevismo a Trotskij.
Dei giovani membri del CC, voglio dire qualche parola su Bukharin e Piatakov. Sono queste, secondo me, le forze più eminenti (tra quelle più giovani), e riguardo a loro bisogna tener presente quanto segue: Bukharin non è soltanto un validissimo e importantissimo teorico del partito, ma è considerato anche, giustamente, il prediletto di tutto il partito, ma le sue concezioni teoriche solo con grandissima perplessità possono essere considerate pienamente marxiste, poiché in lui vi è qualcosa di scolastico (egli non ha mai appreso e, penso, mai compreso pienamente la dialettica).
Ed ora Piatakov: è un uomo indubbiamente di grandissima volontà e di grandissime capacità, ma troppo attratto dal metodo amministrativo e dall'aspetto amministrativo dei problemi perché si possa contare su di lui per una seria questione politica.
Naturalmente, sia questa che quella osservazione sono fatte solo per il momento, nel presupposto che ambedue questi eminenti e devoti militanti trovino l'occasione di completare le proprie conoscenze e di eliminare la propria unilateralità".

La prima riflessione che scaturisce questo testo è che Lenin considerava sullo stesso piano Trostkij e Stalin con buona pace di Zinoviev, Kamenev, Bucharin, Radek ecc. Lo stesso Lewin afferma: " per il posto riconosciuto da Stalin, aveva di che stupire il paese, ferire Trotskij, sorprendere sgradevolmente Zinoviev e Kamenev." Probabilmente come lo stesso Lewin afferma, Lenin aveva intuito il grande potere che Stalin si era creato...
Dunque Lenin evidenza da un lato le capacità superiori di Trotskij e dall'altro le incapacità di Stalin di saper gestire il potere. Ma è anche vero che Lenin critica a Trotskij il suo passato di "menscevico" e le sue posizioni assunte durante il dibattito sul sindacato.
Ma questa sorta di giudizio di equilibrio, tra i due, in Lenin si rompe. Lenin pensa oramai solamente alla rimozione di Stalin: "Stalin è troppo grossolano, e questo difetto, del tutto tollerabile nell'ambiente e nei rapporti tra noi comunisti, diventa intollerabile nella funzione di segretario generale. Perciò propongo ai compagni di pensare alla maniera di togliere Stalin da questo incarico e di designare a questo posto un altro uomo che, a parte tutti gli altri aspetti, si distingua dal compagno Stalin solo per una migliore qualità, quella cioè di essere più tollerante, più leale, più cortese e più riguardoso verso i compagni, meno capriccioso, ecc. Questa circostanza può apparire una piccolezza insignificante. Ma io penso che, dal punto di vista dell'impedimento di una scissione e di quanto ho scritto sopra sui rapporti tra Stalin e Trotskij, non è una piccolezza, ovvero è una piccolezza che può avere un'importanza decisiva".

Cosa è successo tra il 24 dicembre del 1922 e il 4 gennaio del 1923. Siamo certi che Stalin non sia stato disposto ad accettare le critiche, siamo altrettanto certi che il blocco politico formato da Lenin con Trotskij lo spaventava. Stalin, dunque, perde il controllo e chiama la moglie di Lenin, la Krupskaija. La riempie d’insulti, la colpa della compagna di Lenin di non aver rispettato le indicazioni mediche riguardanti il marito. Secondo Stalin Lenin avrebbe lavorato (scrivendo le bombe contro di lui) quando non avrebbe dovuto e questo per la negligenza della Krupskaija. La Krupskaija lo stesso giorno avverte Kamenev, vicepresidente del governo, chiedendo protezione contro le volgarità mosse da Stalin nei suoi confronti. Lenin poco giorni dopo scopre l'accaduto e scrive a Stalin": ... ciò che ha fatto, con la sua grossolanità, verso mia moglie lo considero fatto contro di me". Come sostiene Lewin, l'autore dell'Ultima battaglia di Lenin, è da escludere che l'incidente avvenuto tra Stalin e la Krupskaija abbia potuto indurre Lenin ad un atto politico per modificare i rapporti di forza nel Comitato Centrale del Partito. Lenin aveva altre ragioni... Era una persona che soppesava le parole, sapeva vedere gli aspetti più importanti delle questioni politiche. Era un genio della strategia politica. Aveva fin troppo chiaro che Stalin andava rimosso.
Solo il tempo fu tiranno Lenin si ammalò di nuovo poco prima di morire e fu incapace si proseguire la sua lotta contro Stalin.
A parer mio rimane convincente la testimonianza di Trotskij che ne fa nella sua autobiografia riguardo agli ultimi giorni di Lenin: " Lenin si preparava ora (dopo il 4 gennaio) non solo a deporre Stalin dalla Segreteria Generale, ma anche squalificandolo davanti al partito". A proposito del monopolio del commercio estero, nella questione nazionale, nella questione del regime di partito, dell'Ispezione degli operai e dei contadini e della commissione di controllo, Lenin impiantò le cose in modo da dare al XII congresso il colpo di grazia a Stalin e, insieme a lui, alla burocrazia, alle consorterie, all'arbitrio.

Eugenio Gemmo D.N. PCL

Note

* Nep: nuova politica economica. Fu l'ingresso dell'economia capitalistico-statale nella società sovietica
1 LETTERE DA LONTANO di Lenin
2 PRAVDA
3 CENTOQUARANTA COLLOQUI CON MOLOTOVO di Cuev
4 LENIN OPERE COMPLETE VOLUME 32
5 TROTSKIJ LA MIA VITA
6 M. LEWIN L'ULTIMA BATTAGLIA DI LENIN
7 LENIN OPERE COMPLETE VOLUME 33
8 FOTIEVA IZ VOSPOMINJIAMIJ
8A LENIN OPERE COMPLETE VOLUME 45
9 LENIN OPERE COMPLETE VOLUME 45
10 TROTSKIJ LA MIA VITA
11 LENIN OPERE COMPLETE VOLUME 36
12 LENIN OPERE COMPLETE VOLUME 36
13 LENIN OPERE COMPLETE VOLUME 36
14 LENIN OPERE COMPLETE VOLUME 36

ALLEGATO (Ne pubblichiamo una parte.)
Testamento di Lenin (1922)

La Lettera al Congresso, conosciuta sotto il nome di "Testamento" fu dettata da Lenin dal 23 al 26 dicembre 1922 e il "supplemento alla lettera del 24 dicembre 1922" il 4 gennaio 1923.
Ne fu data lettura ai delegati del XIII Congresso che si tenne dal 23 al 31 maggio 1924. Il congresso decise all'unanimità di non pubblicarla, considerando che, essendo rivolta al congresso, non ne era stata prevista la pubblicazione sulla stampa.
Per decisione del CC del PCUS, queste lettere di Lenin furono portate a conoscenza dei delegati del XX Congresso del PCUS e poi delle organizzazioni del partito. Nel 1956 furono pubblicate nel Kommunist n. 9.

Consiglierei vivamente di intraprendere a questo congresso una serie di mutamenti nella nostra struttura politica.
Vorrei sottoporvi le considerazioni che ritengo più importanti.
In primo luogo propongo di elevare il numero dei membri del CC portandolo ad alcune decine o anche a un centinaio. Penso che, se non intraprendessimo una tale riforma, grandi pericoli minaccerebbero il nostro CC nel caso in cui il corso degli avvenimenti non ci fosse del tutto favorevole (cosa di cui non possiamo non tener conto).
Penso poi di sottoporre all'attenzione del congresso la proposta di dare, a certe condizioni, un carattere legislativo alle decisioni dei Gosplan, andando così incontro, fino ad un certo punto e a certe condizioni, al compagno Trotskij.
Per quel che riguarda il primo punto, vale a dire l'aumento del numero dei membri del CC, penso che ciò sia necessario e per elevare l'autorità del CC, e per lavorare seriamente al miglioramento del nostro apparato, e per evitare che conflitti di piccoli gruppi del CC possano avere una importanza troppo sproporzionata per le sorti di tutto il partito.
Io penso che il nostro partito abbia il diritto di esigere dalla classe operaia 50-100 membri del CC e che possa ottenerli senza un eccessivo sforzo da parte di essa.
Una tale riforma aumenterebbe notevolmente la solidità del nostro partito e faciliterebbe la lotta che esso deve condurre in mezzo a Stati nemici e che, a mio parere, potrà e dovrà acuirsi fortemente nei prossimi anni. Io penso che la stabilità del nostro partito guadagnerebbe enormemente da un tale provvedimento.
Per stabilità del Comitato centrale, di cui ho parlato sopra, intendo provvedimenti contro la scissione, nella misura in cui tali provvedimenti possano in generale essere presi. Perché, certo, la guardia bianca della Russkaia MysI (mi pare fosse S. F. Oldenburg) [1] aveva ragione quando, in primo luogo, faceva assegnamento, per quanto riguarda il loro gioco contro la Russia sovietica, sulla scissione del nostro partito, e quando, in secondo luogo, faceva assegnamento, per l'avverarsi di questa scissione, sui gravissimi dissensi nel partito.
Il nostro partito si fonda su due classi, e sarebbe perciò possibile la sua instabilità, e inevitabile il suo crollo, se tra queste due classi non potesse sussistere un'intesa. In questo caso sarebbe inutile prendere questo o quel provvedimento e in generale discutere sulla stabilità del nostro CC. Non ci sono provvedimenti, in questo caso, capaci di evitare la scissione. Ma spero che questo sia un avvenimento di un futuro troppo lontano e troppo inverosimile perché se ne debba parlare.
Intendo stabilità come garanzia contro la scissione nel prossimo avvenire, e ho l'intenzione di esporre qui una serie di considerazioni di natura puramente personale.
Io penso che, da questo punto di vista, fondamentali per la questione della stabilità siano certi membri del CC come Stalin e Trotskij.
I rapporti tra loro, secondo me, rappresentano una buona metà del pericolo di quella scissione, che potrebbe essere evitata e ad evitare la quale, a mio parere, dovrebbe servire, tra l'altro, l'aumento del numero dei membri del CC a 50 o a 100 persone.
Il compagno Stalin, divenuto segretario generale, ha concentrato nelle sue mani un immenso potere, ed io non sono sicuro che egli sappia servirsene sempre con sufficiente prudenza. D'altro canto, il compagno Trotskij come ha già dimostrato la sua lotta contro il CC nella questione del commissariato del popolo per i trasporti, si distingue non solo per le sue eminenti capacità. Personalmente egli è forse il più capace tra i membri dell'attuale CC, ma ha anche un’eccessiva sicurezza di sé e una tendenza eccessiva a considerare il lato puramente amministrativo dei problemi.

Queste due qualità dei due capi più eminenti dell'attuale CC possono eventualmente portare alla scissione, e se il nostro partito non prenderà misure per impedirlo, la scissione può avvenire improvvisamente.
Non continuerò a caratterizzare gli altri membri del CC secondo le loro qualità personali. Ricordo soltanto che l'episodio di cui sono stati protagonisti nell'ottobre Zinoviev e Kamenev [2] non fu certamente casuale, ma che d'altra parte non glielo si può ascrivere personalmente a colpa, così come il non bolscevismo a Trotskij.
Dei giovani membri del CC, voglio dire qualche parola su Bukharin e Piatakov. Sono queste, secondo me, le forze più eminenti (tra quelle più giovani), e riguardo a loro bisogna tener presente quanto segue: Bukharin non è soltanto un validissimo e importantissimo teorico del partito, ma è considerato anche, giustamente, il prediletto di tutto il partito, ma le sue concezioni teoriche solo con grandissima perplessità possono essere considerate pienamente marxiste, poiché in lui vi è qualcosa di scolastico (egli non ha mai appreso e, penso, mai compreso pienamente la dialettica).
Ed ora Piatakov: è un uomo indubbiamente di grandissima volontà e di grandissime capacità, ma troppo attratto dal metodo amministrativo e dall'aspetto amministrativo dei problemi perché si possa contare su di lui per una seria questione politica.
Naturalmente, sia questa che quell’osservazione sono fatte solo per il momento, nel presupposto che ambedue questi eminenti e devoti militanti trovino l'occasione di completare le proprie conoscenze e di eliminare la propria unilateralità.

Aggiunta alla lettera del 24 dicembre 1922
Stalin è troppo grossolano, e questo difetto, del tutto tollerabile nell'ambiente e nei rapporti tra noi comunisti, diventa intollerabile nella funzione di segretario generale. Perciò propongo ai compagni di pensare alla maniera di togliere Stalin da questo incarico e di designare a questo posto un altro uomo che, a parte tutti gli altri aspetti, si distingua dal compagno Stalin solo per una migliore qualità, quella cioè di essere più tollerante, più leale, più cortese e più riguardoso verso i compagni, meno capriccioso, ecc. Questa circostanza può apparire una piccolezza insignificante. Ma io penso che, dal punto di vista dell'impedimento di una scissione e di quanto ho scritto sopra sui rapporti tra Stalin e Trotskij, non è una piccolezza, ovvero è una piccolezza che può avere un'importanza decisiva.
Lenin
4 gennaio 1923

Note
1. L'osservatore politico della rivista dell'emigrazione bianca Kusskaia Mysl, diretta da Piotr Struve, pubblicata nel 1922 a Praga, non era S. F. Oldenburg (com’è indicato nella lettera), ma S. S. Oldenburg.
S. F. Oldenburg, famoso orientalista russo, era nel 1922 segretario perpetuo dell'Accademia delle scienze.
2. Zinoviev e Kamenev nelle riunioni di CC del 10 (23) e del 16 (29) ottobre 1917 avevano preso posizione e votato contro la risoluzione di Lenin sulla preparazione immediata dell'insurrezione armata. Essendosi trovati, nelle due riunioni del CC, di fronte a una decisa opposizione, Kamenev e Zinoviev il 18 ottobre pubblicarono sul giornale menscevico Novaia Gizn una dichiarazione in cui rivelavano che i bolscevichi stavano preparando l'insurrezione e affermavano di considerarla un'avventura. In tal modo essi avevano tradito un segreto essenziale del partito, cioè la decisione di organizzare l'insurrezione entro breve termine. Nello stesso giorno Lenin condannava duramente quest’atto nella Lettera ai membri del partito bolscevico.
Eugenio Gemmo Direzione Nazionale PCL
Pubblicato da Trotskismo a 09:34