Blog della sezione di Massa Carrara del Partito Comunista dei Lavoratori

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mercoledì 15 ottobre 2014

FORZA CONTRO FORZA

Matteo Renzi ha dichiarato guerra ai lavoratori. Il movimento operaio deve 
raccogliere e rilanciare la sfida con uguale durezza. Non sono possibili pareggi. 
O si vince o si perde. E la posta in gioco è molto alta.
Il Capo del governo si presenta come difensore dei giovani e bandiera del 
“nuovo” contro il “vecchio”. Mente nel modo più spudorato. Non c'è nulla di 
più “vecchio” che voler distruggere l'articolo 18 sulla scia di Berlusconi ( e con 
il plauso di Berlusconi). Non c'è aggressione più squallida ai giovani che sommare 
il loro libero licenziamento illegittimo con la liberalizzazione dei “contratti a 
termine” senza causale. Altro che “superamento del precariato”! E' precariato per 
tutti, a partire proprio dai giovani. E' la morte sociale della giovane generazione.
Il Capo del governo recita la parte dell'oppositore ai “poteri forti” che tramerebbe-
ro contro di lui. Strano. Visto che Fiat e Confindustria plaudono entusiasti al suo
attacco frontale al lavoro. E che il fior fiore di vecchi e nuovi ricchi frequenta i sa-
lotti mondani dei suoi amici. La verità è che Renzi vuole presentarsi come “amico
del popolo” solo per ottenere il suo consenso drogato. E vuole il suo consenso
sia per soddisfare al meglio gli interessi dei capitalisti “contro il popolo”, sia per
coltivare le proprie ambizioni di nuovo Bonaparte “nel nome del popolo”. Già oggi
il più forte dei “poteri forti” è esattamente il suo. I capitalisti si affidano al suo po-
pulismo in attesa dell'incasso. Questo progetto reazionario va fermato.
L'OPPORTUNISMO DELLE SINISTRE POLITICHE E SINDACALI
Renzi conta per vincere sull'opportunismo o il discredito dei gruppi dirigenti della
sinistra, vecchi e nuovi. Sulla figura patetica di un D'Alema che ha governato per
anni a nome dei padroni contro il lavoro salvo oggi mimare la difesa del lavoro
contro “i padroni”. Ma anche sulle contraddizioni clamorose di altri.
Vendola un anno fa salutava Renzi come “speranza della sinistra”, in omaggio alla
propria speranza di essere recuperato nel centrosinistra. Dopo che Renzi ha fatto
carta straccia di queste aspettative annunciando per di più una legge elettorale
“cancella SEL”, Vendola è giunto a denunciare Renzi come “destra”. Ma in tutta
Italia SEL è in coalizione.. con la “destra” di Renzi: nelle giunte che tagliano il la-
voro, spesso con un ruolo di primo piano ( Roma, Genova, Milano), e nelle elezioni
amministrative regionali e comunali. Perche?. Perchè Vendola spera ancora nella
propria riabilitazione postuma presso la corte di un centrosinistra nazionale di
governo.
Il vertice CGIL ha negoziato o subito per decenni l'arretramento di conquiste e di-
ritti o coi governi di centrosinistra o nella speranza di un loro ritorno. Così ha
spianato la strada al populismo renzista. Oggi di fronte a un corso reazionario di
governo che sbeffeggia e umilia il sindacato, la CGIL non va oltre la soglia di “pro-
teste” simboliche e di una dichiarazione di “dissenso”. Con l'obiettivo sempre più
aleatorio di usare la dialettica interna al PD per aprire il “dialogo” con un gover-
no.. anti sindacale. E' la politica dell'impotenza. A tutto vantaggio di Renzi.
Il vertice FIOM difende formalmente le ragioni del lavoro. Ma si è a lungo candida-
to a interlocutore privilegiato di Renzi, massimo nemico del lavoro e del sindaca-
to, ostentando relazioni pubbliche col premier e lasciandosi usare da lui, magari
in attesa di una legge favorevole sulla rappresentanza sindacale (che non verrà).
Aver coperto il renzismo nel momento del suo decollo, aver offerto per sette mesi
a Renzi lo scudo della propria popolarità agli occhi della classe operaia italiana,
ha di fatto agevolato il progetto reazionario del Premier: le responsabilità di Lan-
dini non possono essere archiviate all'ombra di un buon comizio.

PER UNA SVOLTA UNITARIA E RADICALE DEL MOVIMENTO OPERAIO

Per sconfiggere e piegare il renzismo occorre sgombrare il campo dalla somma
degli opportunismi. Ogni spirito di resa va rimosso. Ogni ammiccamento furbesco
verso Renzi va archiviato. Occorre una vera lotta di massa, che opponga la forza
alla forza. L'occupazione delle fabbriche che licenziano non può restare un'allu-
sione, o ridursi a minaccia virtuale per recuperare il dialogo con Renzi. Deve tra-
dursi in un'azione reale e generale. Occorre il più vasto fronte di lotta di milioni di
lavoratori e lavoratrici in aperta contrapposizione al fronte unico dei padroni e del
governo. Si convochino assemblee in tutti i posti di lavoro e di studio. Si organizzi
un'assemblea nazionale di delegati eletti per definire una piattaforma unificante di
mobilitazione prolungata. Si promuova uno sciopero generale vero, capace di ag-
gregare attorno alla classe operaia tutti gli sfruttati.

L' ARTICOLO 18 VA DIFESO ED ESTESO A TUTTI I LAVORATORI. .
VAN N O CANCELLATE TUTTE LE LEGGI DI PRECARIZZAZIONE DEL 
LAVORO DEGLI ULTIMI I  20 AN N I, A PARTIRE DAL DECRETO POLETTI. .
IL LAVORO CHE C'È VA DISTRIBUITO FRA TUTTI, ,CON UNA RIDUZIONE 
GENERALE DEL' ORARIOA PARITÀ DI I PAGA. .
VA CANCELLLATA  L' 'I INFAME LEGGE FORNERO SULLE PENSIONI. .
VA ISTITUITO UN SALARIO DIGNITOSO PER I DISOCCUPATI I CHE 
CERCANO LAVORO E PER I GIOVANI IN CERCA DI PRIMA OCCUPAZIONE, ,
COL TAGLIO DEI  TRASFERIMENTI  A INDUSTRIALI E BANCHIERI. .
VA VARATO UN GRANDE PIANO DI NUOVO  LAVORO IN OPERE DI 
PUBBLICA UTILITÀ ( (A PARTIRE DA DISSESTO IDROGEOLOGICO) )
FINANZIAT O DALLA TASSAZIONE PROGRESSIVA DELLE GRANDI RICCHEZZE. .

Una vera mobilitazione di massa su queste prime rivendicazioni potrebbe unifica-
re lavoratori, precari, disoccupati. Potrebbe disarmare il populismo ipocrita di
Renzi. Potrebbe smascherare il populismo reazionario di Grillo, che per prendere
voti difende oggi a parole l'articolo 18, mentre chiede licenziamenti nelle fabbriche
in crisi nel nome della “fine del lavoro” (e in cambio di 600 euro di cittadinanza).
Solo un'esplosione sociale può fare piazza pulita di tutti i ciarlatani, sbarrare la
strada a Renzi, rovesciare i rapporti di forza, preparare l'unica vera soluzione al-
ternativa: quella di un governo dei lavoratori, basato sulla loro organizzazione e la
loro forza.
Il PCL, l'unica sinistra che non ha mai tradito i lavoratori, porta e porterà in ogni
lotta la coscienza di questa verità. La costruzione e il radicamento del Partito Co-
munista dei Lavoratori è al servizio di questa prospettiva di rivoluzione.

PARTITO COMUNISTA dei LAVORATORI

www.pclavoratori.it – info@pclavoratori.it
f.i.p. via Marini 1/b Bologna, 1.10.2014


venerdì 10 ottobre 2014

A FIANCO DEL POPOLO KURDO E DEI COMPAGNI DEL DIP

10 Ottobre 2014
kobane
curdi
curdi2
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In queste ore il governo Erdogan 
sta reprimendo nel sangue la rivolta 
dei Kurdi “turchi”contro la sua politica. 
Il regime di Erdogan ha un obiettivo 
preminente: espandere la propria 
presenza e ruolo in Medio Oriente 
partecipando in prima fila alla 
sua nuova spartizione; bloccare 
ogni processo di autodeterminazione 
del popolo kurdo, preservando la 
sua frammentazione e oppressione. 
Per questo il regime di Erdogan si 
è reso complice dello sviluppo 
del movimento fascista islamico dell'Isis e della sua barbarie. Appoggia il suo attacco 
frontale alla regione kurda “siriana” di Rojava. Copre l'attacco genocida dell 'Isis contro 
Kobane e i combattenti Kurdi, sino al punto di bloccare alle frontiere ogni aiuto militare 
e umanitario dei Kurdi “turchi” ai kurdi siriani sotto attacco.

I compagni del DIP ( Partito operaio rivoluzionario di Turchia, sezione turca del 
Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale) sono in prima fila a 
fianco della rivolta kurda contro il regime di Erdogan. Il PCL dà la più fraterna solidarietà 
e sostegno alla ribellione kurda e ai propri compagni del DIP.

I fatti dimostrano che in forme diverse tutti i protagonisti e attori dominanti dello 
scenario mediorientale e dello scontro in atto sono di fatto complici dell'Isis o 
impotenti a contrastarlo, proprio perchè tutti nemici del popolo kurdo e della sua 
autodeterminazione. Per ciascuno di essi impedire la liberazione del popolo kurdo, 
tenere soggiogato e diviso il popolo kurdo, è più importante della sconfitta dell'Isis.

Lo è per gli imperialismi “democratici” e i loro bombardieri impegnati a difendere lo 
Stato di Irak e a recuperare un proprio ruolo in Medio Oriente. Lo è per il regime 
totalitario di Assad che incentivò la reazione islamica contro la rivoluzione siriana . 
Lo è per la Turchia, membro della Nato, oggi avversaria di Assad , che usa l'Isis sia 
contro Assad che contro i kurdi, chiedendo il lasciapassare imperialista per le proprie 
ambizioni espansioniste. Lo è per le petromonarchie dittatoriali di Arabia e Qatar 
grandi finanziatrici dell'Isis in funzione antiraniana e anti sciita. Lo è per il regime teocratico 
iraniano, grande alleato di Assad contro la rivoluzione siriana, unicamente interessato a 
difendere il proprio ruolo in Irak e l'oppressione dei “propri” kurdi. Lo è naturalmente 
per lo stato sionista, che approfitta della guerra reazionaria panislamista per avere la più 
ampia mano libera contro i palestinesi.

Se la barbarie dell'Isis avanza in Irak come in Siria lo si deve al cinico gioco di piccoli e 
grandi predoni del Medio oriente. Divisi dalle proprie ambizioni, ma uniti contro i propri 
popoli e i loro diritti.

Per questo la battaglia contro la reazione islamico fascista è più che mai oggi una 
battaglia rivoluzionaria. Contro l'imperialismo, contro il sionismo, contro i regimi 
dispotici vecchi e nuovi del Medio oriente. Al fianco dei popoli oppressi 
e del loro diritto alla piena autodeterminazione. Sapendo che una Palestina unita e 
laica, un Kurdistan unito e laico, sono possibili solo su basi socialiste. Solo rifondando 
su basi socialiste l'intero ordine medio orientale.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

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mercoledì 1 ottobre 2014

GUERRA AL RENZISMO

30 Settembre 2014
nota di Marco Ferrando
renzismo
Matteo Renzi ha scelto la via della guerra al movimento operaio per nutrire le proprie fortune di 
aspirante Bonaparte. E' l'ora che il movimento operaio dichiari guerra al renzismo.

Non sarà Massimo D'Alema , già guida in altre stagioni dell'offensiva anti operaia, a salvare i 
lavoratori e l'articolo 18. Non saranno i vecchi trasformisti liberali a sbarrare la strada ai nuovi 
guappi reazionari. Al contrario: proprio il discredito della vecchia guardia PD ha spianato la strada 
al renzismo, che oggi usa oltretutto quel discredito come leva complementare del proprio attacco 
al lavoro ( il “nuovo” contro il “vecchio”). Ogni subordinazione del movimento operaio e sindacale 
alla dialettica interna al PD è dunque non solo infondata ma suicida.

Si impone invece una logica di classe indipendente: una mobilitazione autonoma e di massa
dei lavoratori all'altezza della sfida lanciata. Una mobilitazione unitaria, radicale, prolungata, 
tanto determinata quanto determinato è il Capo del governo. Con un primo obiettivo 
incondizionato: difesa ed estensione dell'articolo 18, cancellazione del decreto Poletti 
e di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro. Dentro una piattaforma di lotta più generale : 
blocco dei licenziamenti, ripartizione del lavoro fra tutti con la riduzione dell'orario a parità 
di paga, cancellazione della riforma Fornero sulle pensioni, salario ai disoccupati e ai 
giovani in cerca di prima occupazione. 

CGIL e FIOM si assumano le proprie responsabilità, in quanto direzioni maggioritarie del 
movimento operaio.

Non bastano atti di “contestazione” simbolica- come propone Camusso- tanto più se 
l'obiettivo è conquistare il proprio diritto a negoziare l'arretramento dei diritti dei lavoratori con 
un capo di governo anti sindacale. Tanto meno sarebbero accettabili ulteriori ammiccamenti 
col renzismo- come ha fatto per mesi Landini- magari in una logica di scambio, sotto 
traccia, fra “bassa belligeranza” a difesa dei diritti e legge sulla rappresentanza sindacale. 
Questi ammiccamenti già hanno nascosto e abbellito la realtà del renzismo agli occhi di milioni 
di lavoratori. Vanno denunciati in tutta la loro gravità e archiviati.

E' giunto il momento di una battaglia vera.

CGIL , FIOM ( e tutti i sindacati classisti) promuovano un vero sciopero generale. Convochino 
in ogni luogo di lavoro assemblee unitarie dei lavoratori, in direzione di una assemblea nazionale 
di delegati eletti, che definisca piattaforma di lotta e forme di azione. Si rivolgano a tutta la classe 
lavoratrice e ai milioni di precari e disoccupati per una vera prova di forza contro il governo e il padronato.

La classe operaia può porsi alla testa di un vasto blocco sociale, organizzarlo e vincere.
L'alternativa non è lo status quo. E' un nuovo pesante arretramento del movimento operaio e di 
tutti gli sfruttati. Un arretramento sociale e sindacale: perchè l'abolizione dell'art.18, persino 
nella sua attuale versione menomata, significherebbe reale libertà di licenziamento illegittimo, 
senza neppure l'ingombro di un giudice. Un arretramento politico: perchè la vittoria di Renzi 
significherebbe lo sfondamento politico del renzismo quale punto di ricomposizione di un blocco 
reazionario, in una dinamica dirompente di teatcherismo populista.

Siamo ad un passaggio centrale della lotta politica e di classe in Italia.

Per questo il PCL svilupperà la propria proposta di lotta generale in ogni sede ( luoghi 
di lavoro e di studio, organizzazioni sindacali , manifestazioni, assemblee..)
Agirà innanzitutto tra i lavoratori e in ogni lotta per favorire lo sviluppo concreto dell'azione di classe 
contro il governo, dell'autorganizzazione di massa , dell'egemonia di classe sui movimenti sociali.
Parteciperà con le proprie forze e proposte ad ogni scadenza di mobilitazione, anche parziale e 
contraddittoria, che ci consenta di intervenire sulle masse sindacalmente attive e sui settori 
più avanzati della classe per sviluppare la loro coscienza politica in contrasto con le loro direzioni.
Sosterrà ogni iniziativa classista, anche limitata , che si ispiri all'unità di classe e/o che si muova 
in contraddizione con le burocrazie.

Di certo la battaglia contro il renzismo è e sarà un banco di prova cruciale per tutta la sinistra politica e sindacale.
MARCO FERRANDO

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