La morte di Fidel Castro
27 Novembre 2016
Fidel Castro è deceduto a Cuba all’età di novant'anni. Suo fratello Raul ha annunciato la scomparsa con un messaggio televisivo.
Nel 2006 Fidel Castro ha subito un intervento chirurgico di urgenza;
i conseguenti esiti della patologia lo porteranno a lasciare prima
temporaneamente, poi nel 2008 definitivamente la direzione del potere
politico al fratello Raul Castro, nominato Presidente del Consiglio di
Stato e del Consiglio dei Ministri. Fidel Castro ha comunque mantenuto
un ruolo di indirizzo attraverso i suoi articoli sul Granma, il giornale
del Partito Comunista Cubano, in cui interveniva sui principali eventi
di politica interna e internazionale.
Per circa mezzo secolo Fidel Castro ha occupato la presidenza di
Cuba, nel corso della quale ha suscitato una feroce ostilità da parte
dell’imperialismo (oltre 600 attentati alla sua vita organizzati dalla
CIA), ma anche ammirazione da gran parte delle sinistre mondiali e dei
popoli oppressi per essere riuscito assieme a Che Guevara e Camilo
Cienfuegos a rovesciare, grazie al sostegno delle masse contadine e allo
sciopero generale all’Avana, la dittatura di Fulgencio Batista; per
aver costruito il primo Stato operaio, seppur deformato, a poche miglia
dagli Stati Uniti d’America e, inoltre, per aver guidato la resistenza
contro il 'blocco' e i tentativi di rovesciare il regime uscito dalla
rivoluzione del 1959.
Il 'Movimiento 26 de Julio' non aveva un programma socialista, ma di
democrazia borgese progressista. Fidel Castro era infatti un
democratico borghese, e fin dall’inizio ha lottato per mantenere la
borghesia all’interno del governo, ma è stato costretto a rompere con la
borghesia liberale e l’imperialismo. Il carattere socialista della
rivoluzione, infatti, è stato proclamato nel 1961 in risposta alle
provocazioni statunitensi, dopo la sconfitta da parte delle milizie
popolari cubane del tentativo di invasione degli esuli cubani, armati
dall’imperialismo, alla Baia dei Porci.
La rivoluzione aveva spezzato lo Stato borghese, l’esercito di
Batista era stato liquidato, l’esercito ribelle formato da contadini
poveri, braccianti agricoli e operai in armi ha spinto la rivoluzione ad
andare avanti, a procedere nell’espropriazione della borghesia
nazionale, della grande proprietà terriera e del capitale straniero che
controllava l’Isola. Le stesse condizioni materiali, oltre che quelle
politiche, mettevano in evidenza come le rivendicazioni democratiche,
quali la riforma agraria e l’indipendenza nazionale, potevano essere
assicurate solo approfondendo il processo rivoluzionario verso la
rivoluzione socialista.
Ma la rivoluzione socialista sarà presto interrotta: Fidel Castro
respinse la proposta di Che Guevara di realizzare un programma di
industrializzazione e di estensione della rivoluzione fuori dall’Isola, e
scelse di allearsi con la burocrazia stalinista dell’URSS facendo
proprio quel modello e applicandolo a Cuba. Il giovane Stato operaio
cubano, privato degli organismi di democrazia proletaria e chiuso
all’interno del perimetro costiero, nasceva deformato.
Fidel Castro è stato il capo di un regime bonapartista. Il suo
potere si ergeva su un apparato burocratico che aveva concentrato il
potere in un partito unico e impedito l’emergere di organi di
autogoverno - i soviet - degli operai e dei contadini. Le libertà civili
e democratiche socialiste saranno progressivamente soffocate da parte
di una burocrazia dirigente privilegiata e controrivoluzionaria.
Le tendenze rivoluzionarie - tra le quali i trotskisti cubani - che
avevano partecipato al processo rivoluzionario, sono state duramente
represse.
Nel corso dei successivi decenni, attraverso un percorso
contraddittorio, Castro sosterrà, via via: la diffusione della
strategia, burocratica e suicida, della guerriglia in America Latina,
staccando e isolando dalle masse operaie migliaia di giovani e così
favorendo il loro sterminio da parte dell’imperialismo e dei governi
borghesi latinoamericani; la repressione nel sangue della Primavera di
Praga del 1968; il governo di collaborazione di classe di Unità
popolare, in Cile, all’inizio degli anni '70; la rivoluzione "a tappe"
in Nicaragua ("il FSLN non deve creare una nuova Cuba") negli anni ’80;
il regime di Jaruselzky in Polonia nel 1981 e di Erich Honecker nella
Germania Est nel 1989.
Un piano inclinato di sconfitte per il movimento operaio, che si
concluderà con la restaurazione del capitalismo nei paesi del cosiddetto
“socialismo reale”.
Cuba, isolata dal blocco statunitense, privata del sostegno
dell’URSS, attraverserà un periodo difficile, noto come periodo
speciale, di fame e scarsità per le masse operaie e contadine. Nel 1997
il regime cubano apre agli investimenti stranieri e alla creazione di
imprese capitalistiche, senza modifiche sostanziali al regime politico,
mentre intensificava i rapporti con la Chiesa cattolica sanciti l’anno
successivo dalla visita del Papa Karol Wojtyla. Negli ultimi anni di
governo, infine, Fidel Castro ha sostenuto il regime di Chavez e i
governi progressisti dell’America Latina: il cosiddetto socialismo del
XXI secolo, che non ha mai messo in discussione il sistema
capitalistico.
Dopo il suo ritiro dalla politica attiva, Castro, rimasto lucido
fino alla fine, non ha fatto mancare il suo sostegno alla politica,
interna e internazionale, del fratello Raul e della burocrazia
restaurazionista dirigente. Una politica che, grazie al sostegno questa
volta della Chiesa cattolica di Papa Francesco, nel mentre avviava i
negoziati con l’imperialismo statunitense, accelerava all’interno il
processo di restaurazione capitalista e la penetrazione
dell’imperialismo.
Da parte nostra, difendiamo e difenderemo le conquiste della
rivoluzione socialista cubana che hanno senza alcun dubbio, dopo
l’espropriazione della borghesia, migliorato significativamente le
condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori e delle masse popolari
dell’Isola, garantendo l’educazione e la salute, la casa e il lavoro.
Proprio per questo, abbiamo sostenuto e sosteniamo la difesa di Cuba da
ogni forma di aggressione imperialista, la fine del blocco e la chiusura
della base imperialista di Guantánamo.
Ma non difendiamo il regime burocratico restaurazionista, che rappresenta la casta privilegiata della società cubana.
La classe operaia cubana deve respingere la restaurazione
capitalista portata avanti dalla casta burocratica dirigente di Raul
Castro, costruire il proprio partito rivoluzionario, socialista e
internazionalista, distruggere l’apparato burocratico stalinista e
riprendere il percorso interrotto della costruzione socialista imponendo
il potere dei consigli degli operai, dei contadini e dei soldati.
Questa è l’unica alternativa realmente progressiva, quella proposta
da Trotsky e dalla Quarta Internazionale nel Programma di transizione
del 1938 contro l’infausta prospettiva della restaurazione capitalista
da parte della burocrazia stalinista in URSS.
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