Blog della sezione di Massa Carrara del Partito Comunista dei Lavoratori

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domenica 11 settembre 2016

Terremoto: ancora sul crimine del capitale

26 Agosto 2016
Amatrice
Lo riconoscono persino la stampa borghese e la Protezione civile: è stato stanziato per la prevenzione antisismica meno dell'1% di quanto sarebbe necessario (e solo dopo il terremoto dell'Aquila). 950 milioni (ma spesi solo 180) invece di 100 miliardi (ma secondo altre stime sarebbero necessari 360 miliardi). Ciò che la stampa borghese non dice è il perché.

Non si tratta affatto di “disattenzione”, “incuria”, “ negligenza”, come vorrebbe un banale senso comune. O magari della eccessiva “instabilità dei governi”, come ha detto spudoratamente qualcuno, cercando di speculare cinicamente sui morti per portare acqua al mulino del Sì nel referendum istituzionale di Renzi. Si tratta di altro. Si tratta delle regole del gioco della società capitalista. Quelle che tutti i governi hanno “stabilmente” rispettato. Quelle che prevedono l'infusione mensile di 80 miliardi nel portafoglio delle banche per mano della BCE; o il pagamento annuo di 80 miliardi di interessi sul debito pubblico alle banche che hanno comprato i titoli di Stato; o la decontribuzione di 13 miliardi a favore dei capitalisti come “premio” di assunzione di lavoratori licenziabili (Jobs Act); o la continua immancabile riduzione delle tasse per i profitti di impresa (Ires) in ogni legge di stabilità (anche la prossima).
Altro che mancanza di risorse! Le risorse scorrono a fiumi se si tratta del profitto dei capitalisti. Per questo “mancano” se si tratta di risanare un territorio, mettere in sicurezza edifici pubblici e privati, salvare migliaia di vite.

Non è tutto. La lobby nazionale dei costruttori e delle associazioni della proprietà immobiliare ha preteso e ottenuto da tempo la rinuncia all'anagrafe documentale di ogni edificio (fascicolo di fabbricato) in ordine al suo livello di sicurezza. La ragione è semplice: potrebbe significare una svalutazione del capitale immobiliare investito. In altri termini: siccome un edificio è insicuro e può ammazzare chi lo abita o chi intende comprarlo, è bene non rivelarlo a tutela del suo valore di mercato e dunque dell'interesse del proprietario. Può esserci una confessione più spietata dell'incompatibilità del mercato con i valori della vita? Nel frattempo cresce la pressione delle grandi compagnie di assicurazione a favore della assicurazione obbligatoria contro eventi sismici. Di fatto un nuovo lucroso affare privato che scarica sui “cittadini”, in gran parte lavoratori, l'onere dei futuri disastri, a beneficio delle casse pubbliche che potranno così continuare a ingrassare i capitalisti. Una partita di giro perfetta, un banchetto allestito sui morti. Altro che “unità nazionale” di fronte alla tragedia, come ciancia il governo!


Se così stanno le cose - e così stanno - c'è un solo modo di segnare una svolta vera e definitiva rispetto a questa pratica criminale. Rifiutare ogni subordinazione dei bisogni alla dittatura del profitto. Il riassetto idrogeologico del territorio e la messa in sicurezza degli edifici sono la vera “grande opera” necessaria e urgente. Deve pagarla chi non ha mai pagato. Tre sono le misure generali che si impongono:

1) Ogni edificio, pubblico e privato, sull'intero territorio nazionale, va radiografato dal punto di vista della sicurezza antisismica, e dunque pubblicamente catalogato, senza alcun riguardo per le pretese omertose di costruttori e proprietà immobiliare.

2) Vanno stanziate le centinaia di miliardi necessari per la messa in sicurezza dell'intero patrimonio edilizio, non solo pubblico (scuole, ospedali, patrimonio artistico) ma anche privato. Si può finanziare tale misura con l'abolizione del debito pubblico verso le banche, accompagnata dalla loro nazionalizzazione, e con la cancellazione delle regalie fiscali ai capitalisti.

3) Va nazionalizzata la grande industria edilizia e le industrie ad essa collegate (cemento), senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori, per ottenere l'effettivo controllo pubblico sul risanamento edilizio. Ed anche per evitare nuove speculazioni affaristiche sulla stessa ricostruzione delle zone terremotate; o che i “nuovi” edifici con garanzia antisismica crollino alla prima scossa (come è accaduto) perché costruiti al massimo risparmio per il profitto dei costruttori.

Nessuna di queste misure è sacrificabile. Ma non potranno essere realisticamente varate dai comitati d'affari della classe capitalistica, a partire dal governo Renzi. Solo un governo dei lavoratori, capace di rompere con gli interessi dei capitalisti, può risanare il territorio, mettere in sicurezza le case, proteggere le vite, dentro la riorganizzazione radicale dell'intera società in base al primato dei bisogni.
Ricondurre la necessaria mobilitazione immediata per la messa in sicurezza degli edifici alla prospettiva di alternativa di società è l'unico modo di andare concretamente alla radice delle cose. Rinunciare a questa prospettiva significa prenotare la prossima tragedia.
Partito Comunista di Lavoratori