Blog della sezione di Massa Carrara del Partito Comunista dei Lavoratori

Per informazioni e/o contatti scrivere a: pclms@tiscali.it

lunedì 11 novembre 2013

ENNESIMA AGGRESSIONE FASCISTA

Nella sera di sabato 9 novembre 2013, due ragazzi e una ragazza, che si trovavano a passare da piazza della Repubblica, riconosciuti come antifascisti, sono stati aggrediti da un gruppo di neofascisti che gli si sono scagliati contro in una decina gettandoli a terra prendendoli a calci...

 
SOLIDARIETA' ANTIFASCISTA E COMUNISTA

Tutto il PCL è a fianco dei suoi militanti fiorentini, aggrediti vigliaccamente da una squadraccia fascista, e dell'azione antifascista della nostra sezione di Firenze e delle organizzazioni antifasciste della città.
Lo squadrismo cerca di rialzare la testa, usando la leva della crisi sociale.
La legittimazione strisciante delle formazioni fasciste da parte delle forze di governo della seconda Repubblica, i processi di omologazione della vecchia sinistra, la crisi conseguente del movimento operaio, hanno allargato gli spazi di agibilità dell'estrema destra in quartieri popolari e presso strati sociali impoveriti.
Pur non essendovi ancora in Italia lo sviluppo di un movimento fascista con basi di massa paragonabile al lepenismo francese, siamo in presenza di alcuni sintomi pericolosi.
Solo una mobilitazione di massa antifascista può rintuzzare e scoraggiare i fascisti, chiudere i loro spazi, esercitare l'autodifesa organizzata dallo squadrismo. Non certo la retorica costituzionale o l'affidamento allo Stato, che copre i fascisti o addirittura se ne rende complice.
Al tempo stesso è tanto più necessario collegare l'azione di massa antifascista alla prospettiva anticapitalista di un governo dei lavoratori, il solo che possa estirpare le radici sociali e politiche del fascismo: perchè il capitalismo è il suo naturale brodo di coltura.

ESECUTIVO NAZIONALE DEL PCL

martedì 5 novembre 2013

96o ANNIVERSARIO OTTOBRE ROSSO



GLORIA ETERNA A LENIN E TROTZKY ed ai Bolscevichi che, a 47 anni dalla Comune di Parigi, guidarono vittoriosamente il proletariato russo ed internazionale al secondo "assalto al cielo", espugnando la cittadella borghese succeduta all' assolutismo zarista ed aprendo la strada alla Rivoluzione mondiale. Se anche la Repubblica dei Soviet degenerò ed infine crollò a causa della sfavorevole situazione internazionale e del tradimento dei riformisti prima e dello stalinismo poi, quella strada è sempre aperta e prima o poi i proletari di tutto il mondo la percorreranno ancora per liberare l' Umanità dalla barbarie del apitalismo.

giovedì 31 ottobre 2013

IN MEMORIA DI FERRERA ACOSTA


In memoria di Idalberto Ferrera Acosta, 1918-2013
instancabile militante operaio rivoluzionario cubano.


Il 2 luglio di quest'anno è morto Idalberto Ferrera Acosta, una figura importante del movimento operaio di Guantanamo e di tutta Cuba.
Fin da giovane partecipò al Soccorso Rosso Internazionale, e dopo nell'Opposizione di Sinistra Internazionale nella III Internazionale già sottomessa da Stalin. Come Sandalio Junco (padre del trotskismo cubano) operaio panettiere anche lui incorporato nella stessa associazione grazie a Andreu Nin conosciuto in un congresso a Mosca dell'Internazionale Sindacale Rossa, o come il fondatore del Partito Bolscevico -Leninista cubano Gaston Medina leader della Federazione Sindacale dell' Avana.
Idalberto militò a Guantanamo insieme a a Luciano García (Chanito), Elías Suárez, Antonio José Medina, Pedro Torres, Ñico Torres, Roberto Acosta,Vásquez Méndez, Mariano Blanco, Andrés Alfonso ed altri, in una città dove i partigiani di Trotsky avevano una forte influenza nelle centrali di zucchero, nelle ferrovie, e tra i lavoratori del commercio.
Quando iniziò l'insurrezione contro Batista, Idalberto sua sposa Guarina e i suoi figli si incorporarono nella guerriglia del M26 di luglio, però come socialisti rivoluzionari ed animarono il Primo Congresso Operaio della guerriglia, che fu diretto da Nico Torres e dal dirigente degli imbianchini dell'Avana e componente della spedizione del Granma Pablo Diaz.
Dopo il trionfo della rivoluzione vennero riallacciati i contatti con la IV Internazionale (posadista) cosa che non venne fatta dai trotskisti statunitensi. Nel '59 i suoi figli sono stati dirigenti sindacali e membri dei Comitati di difesa della Rivoluzione (CDR). Idalberto con altri compagni organizzarono il Partido Obrero Revolucionario, una forza trotskista molto supportata dai trotskisti latinoamericani ma nel 1965 fu bandito.
Nel 1960 organizzò il consiglio operaio più grande di Cuba, a Guantanamo che prese ilnome di “ Barrio Superacion Sur”, il quale dopo un un certo periodo venne asfissiato dalla burocrazia e minacciato dalla polizia locale
Il POR pubblicò anche un periodico chiamato Voce Proletaria e con il gruppo che dirigeva, Idalberto partecipò al Primo Congresso della Gioventù Latinoamericana, dove i marxisti rivoluzionari cubani distribuirono migliaia di esemplari del Programma di Transizione di Trotsky.
Il rafforzamento della burocrazia (con alla testa i capi de PSP stalinista) e l'influenza sovietica portò poco dopo a condannare Idalberto come controrivoluzionario e venne incarcerato nella fortezza de La Cabana (dove attualmente si sono stampate opere di Lev trotsky) e vennero incarcerati gli altri membri rivoluzionari. L'arresto fu dovuto anche alla messa in stampa dell'opera di Trotsky La rivoluzione permante. Con l'intervento di Che Guevara i trotskisti furono liberati, con la condizione che dovevano sciogliere il POR.
Il carcere non impedì loro di seguire e diffondere le loro idee e difendere la Rivoluzione cubana dall'imperialismo e dalla burocrazia.
Già anziano venne invitato a Caracas ad un atto di commemorazione a Trotsky.
Negli ultimi anni ha ricevuto numerose visite di compagni provenienti da molte parti del mondo, e anche alla fine della sua vita Idalberto non ha mai abbandonato le critiche al regime cubano, era un difensore delle conquiste sociali della rivoluzione ma allo stesso tempo combatteva contro la burocrazia
I rivoluzionari del mondo sentiranno profondamente la perdita di questo valoroso militante, una delle migliori espressioni del movimento operaio combattivo, che lottò contro il dittatore fascista Machado e contro il capitalismo preparando cosi la Rivoluzione cubana. Una figura la quale la classe lavoratrice cubana senza dubbio dovrà recuperare ed onorare.




Idalberto Ferrera Acosta
nel 2006














martedì 29 ottobre 2013

RISULTATO STORICO DEL TROTZKISMO ARGENTINO

 Argentina

Il Frente de isquierda rivoluzionaria (FIT) ha riportato un risultato eccezionale nelle elezioni politiche argentine: il 5,17% su scala nazionale, con 1.150.000 voti. Sono stati eletti tre deputati rivoluzionari nelle circoscrizioni della provincia di Buenos Aire ( con quasi 500.000 voti), di Mendoza ( col 14%),di Salta ( col candidato del PO al 19%). I deputati eletti sono Nestor Petrola e Pablo Lopez del Partido Obrero (PO), sezione argentina del CRQI, e Nicolas Del Cano del Partido de Trabajadores Socialistas(PTS). Altri tre candidati hanno mancato la elezione per pochissimi voti. Il FIT ha inoltre riportato la elezione di 8 consiglieri provinciali che si aggiungono a quelli già eletti nel Nequen e a Cordoba. 

Complessivamente un risultato storico per il PO e per il Frente: che raggruppa tre partiti trotskisti ( PO-PTS-Isquierda Socialista) accomunati da un programma apertamente rivoluzionario basato sulla prospettiva del potere dei lavoratori. Un programma che è stato al centro della campagna elettorale del Frente. A fronte della crisi politica del governo peronista , il trotskismo argentino emerge come punto di riferimento di un'avanguardia di massa della classe operaia e degli sfruttati. Non è un caso se lo straordinario risultato elettorale, si combina con l'affermazione dei trotskisti nelle elezioni sindacali di numerose e importanti fabbriche ( Craft, Pepsi Cola.. ) e di settore ( come tra gli edili di Buenos Aire). 

E' un risultato che dimostra come un duro lavoro rivoluzionario controcorrente può alla lunga aprire una breccia, in condizioni favorevoli, nella coscienza operaia di una vasta avanguardia. Ma sopratutto è un risultato di eccezionale importanza per il rilancio del progetto di Rifondazione della Quarta Internazionale su scala mondiale, e dunque del CRQI quale strumento centrale di tale progetto. 

IL PCL, sezione italiana del CRQI, incorporerà il successo del PO e del FIT nel lavoro di costruzione e radicamento del partito rivoluzionario in Italia.

lunedì 21 ottobre 2013

QUANDO GLI AMERICANI MANDARONO AL MASSACRO I PARTIGIANI DELLA DIVISIONE "LUNENSE" NEL NOVEMBRE DEL '44

QUANDO GLI AMERICANI MANDARONO AL MASSACRO
 I PARTIGIANI DELLA DIVISIONE "LUNENSE" NEL NOVEMBRE DEL '44

Intervista a Giorgio Mori, ultimo comandante partigiano carrarese delle Brigate "Garibaldi" ancora in vita.
http://www.youtube.com/watch?v=9u-Puk_Ts9Q

sabato 28 settembre 2013

AVVENIMENTO ESEMPLARE A CARRARA



Sabato 21 settembre, nella Sala Consigliare del Comune di Carrara, il Presidente del Consiglio Comunale e quello dell' A.N.P.I. cittadina, hanno consegnato un attestato di merito quali “Cittadini esemplari” agli antifascisti indagati (46) per aver partecipato alla manifestazione del 2 luglio 2011, contro i neofascisti Tilgher e Storace. In quell' occasione i cittadini di Carrara e Massa, memori delle terribili stragi nazifasciste che hanno insanguinato il nostro territorio durante la 2a guerra mondiale, e dell' omicidio dei due Senegalesi avvenuto meno di due mesi prima a Firenze ad opera di un militante di Casa Pound, sono scesi in piazza spontaneamente per impedire ai due squallidi di spargere il loro veleno, e per manifestare il loro sdegno contro uno stato “democratico” che permette tali nefandezze, anche in dispregio alle sue stesse leggi che vietano la ricostituzione del partito fascista “sotto qualsiasi forma”. La manifestazione, che ha bloccato per tre ore il viale a mare di Marina di Carrara, si è svolta sostanzialmente in modo pacifico, senza quegli episodi di violenza che hanno invece caratterizzato la manfestazione del febbraio successivo a Massa, quando militanti di CP e FN sbucati da dietro un cordone di polizia hanno ferito gravemente con mazze e caschi due giovani antifascisti.
Naturalmente Storace ed il suo referente locale hanno presentato denuncia contro i “teppisti” (successivamente gratificati anche del titolo di “delinquenti”), e da qui la notifica di indagine consegnata a 46 antifascisti, tra i quali 2 nostri militanti, agli inizi dell' estate.
Va dato atto ad alcuni consiglieri (IDV e RC) di aver fatto pressione sul Consiglio comunale e sull' ANPI cittadina (fino a quel momento piuttosto “latitanti”), perché si mettessero in atto iniziative concrete a favore degli indagati. Da qui l' o.d.g. di solidarietà, votato all'unanimità dal Consiglio Comunale, e l' iniziativa dell' ANPI, che hanno scatenato l' ira di Storace e del suo referente locale (http://www.ilgiornale.it/news/interni/assaltarono-storace-premiati-comunela-polemica-leader-destra-952073.html)
Sarà interessante vedere come la “giustizia” borghese risolverà il conflitto tra una legge mai applicata (la legge 10 febbraio 1953, n. 62, nota come “legge Scelba”) e la presenza in parlamento dell' ennesimo partito neofascista,"leggittimato" quindi a chiedere lo scioglimento di un consiglio comunale che solidarizza con i "violenti" antifascisti..
Quello che è chiaro comunque è che, tutte le volte che questi figuri saranno in piazza, gli antifascisti di Massa Carrara saranno lì a contrastarli.
P.V.
Coord. Prov. P.C.L. di Massa Carrara


giovedì 20 giugno 2013






Risoluzione finale della Conferenza Internazionale "Europa in crisi"

Noi,  attivisti provenienti da venti paesi d'Europa, Est e Ovest, Nord e Sud, ma anche dal Medio Oriente, Asia, Africa e America Latina, combattenti in decine di diversi partiti politici ed organizzazioni della sinistra rivoluzionaria anticapitalista, dei sindacati combattivi, dei movimenti sociali, dei collettivi di lotta popolare  auto-organizzati, riuniti nella Conferenza Euro-Internazionale dei Lavoratori, il 9 e 10 giugno ad Atene, invitiamo i lavoratori, i disoccupati, i pauperizzati e le masse sociali  escluse di tutti i paesi ad unirsi in una lotta comune per un esito rivoluzionario e internazionalista dalla catastrofe sociale provocata dalla attuale crisi globale del capitalismo.

In soli sei anni, una crisi globale senza precedenti ha colpito il mondo capitalista. Non è né una semplice o consueta crisi ciclica, né  un fenomeno causato dalla attuale congiuntura, ma una crisi sistemica e storico universale, che presenta le maggiori sfide per il presente e il futuro dell'umanità. Per tutti noi, gli oppressi e gli sfruttati, questo è il momento della decisione e della lotta per prendere il nostro destino nelle nostre mani. Non è questa o quella questione che  è in gioco, è la nostra vita, il diritto alla vita per l'emancipazione umana universale, libera dallo sfruttamento, dall'oppressione e dall' umiliazione di esseri umani da parte di altri esseri umani.

Iniziata nel centro del capitalismo mondiale, gli Stati Uniti, la crisi  ha presto fatto della Unione europea il suo epicentro.

I capitalisti, i loro governi, la UE, la BCE e il FMI cercano di far pagare ai lavoratori il fallimento del loro sistema di sfruttamento, distruggendo vite, posti di lavoro, salari e pensioni, case, e diritti di milioni di persone con i più barbari, e del tutto inefficaci-programmi di "austerità" e  cannibalismo sociale.

Nonostante tutte le differenze di grado, modo e ritmo di sviluppo, la crisi colpisce l'intera Europa, Nord e Sud, Est e Ovest. Non si limita alla periferia o al sud dell'Europa. Il fallimento della Grecia è stato il preludio, che ha mostrato ciò che sarebbe seguito a livello continentale e internazionale.

La moneta comune europea, la zona euro e l'intero progetto di una stessa Unione europea, corrono il rischio di disgregazione, mentre i popoli europei sono minacciati di essere sepolti sotto le rovine della "costruzione europea" costruito finora sulle fondamenta marce del capitalismo. Le classi dirigenti europee non sono riuscite a realizzare il loro vecchio sogno di integrare il continente per  competere per il dominio del mondo contro i loro antagonisti nord-americani e asiatici.

Il nostro modo di procedere, per una vera alternativa in Europa, e uno sbocco socialista della crisi, oggi incubo del capitalismo in bancarotta, non può essere semplicemente "un fronte dei poveri del Sud" contro i "ricchi" del Nord; tanto meno un fronte dei poveri del Sud con i  ricchi del Sud, assieme a Rajoy, Letta, Hollande, Samaras, Anastasiadis o Coelho, contro i poveri del Nord, i lavoratori francesi o tedeschi o  i poveri di Husby a Stoccolma. Abbiamo bisogno di creare un fronte unico internazionalista rivoluzionario di tutti gli oppressi e diseredati, tutti i condannati del pianeta, da sud a nord, da est a ovest, da Lisbona a Vladivostok in Europa, nel Mediterraneo, nel  Medio Oriente della primavera dei popoli che si ribellano contro tutti i tiranni, i dittatori locali e gli imperialisti stranieri, una forza internazionalista unita di resistenza e di emancipazione che copra l'intero pianeta.

Per quelli di noi che lottano nella UE, è di vitale importanza evitare sia le illusioni liberali "europeiste" o riformiste , che questa unione di banchieri imperialisti e usurai, di grandi industriali e di politici corrotti complici; questa alleanza autoritario e oppressiva delle élite governanti che trasformano l'Europa in un vasto campo di lavoro precario, non potrà mai, specialmente in questo momento di crisi storica, riformarla in una "Europa sociale e democratica." La Bastiglia è stata demolita, non ristrutturata.

Inoltre, l' "euroscetticismo" ha sempre un contenuto reazionario borghese, anche se utilizza un tipo di retorica populista di sinistra. Per un'uscita alternativa dalla crisi, non è cruciale il cambio della valuta, l'euro in una (svalutata) dracma o lira o peseta, ecc., ma il cambiamento radicale del sistema sociale stesso. Una retrocessione nazionalista all' interno dei soffocanti confini nazionali, sotto i governi nazionali dello stesso sistema sociale in bancarotta, sotto il controllo della polizia nazionale, dei generali nazionali  o dei carcerieri nazionali, non è una alternativa reale auspicabile o praticabile. L'autarchia, un'utopia reazionaria (o meglio una distopia) ha portato a tragedie catastrofiche negli anni '30: nelle condizioni della globalizzazione capitalista è una farsa catastrofica. Questa visione non può che promuovere il razzismo, la repressione e la discriminazione, aggravando la situazione già infernale delle comunità di immigrati in Europa.

Oggi, il velenoso populismo nazionalista, nonostante le differenze di colori di destra o di "sinistra", e ancor più la destra nazionalista o di estrema destra, che è peggio, pericolose formazioni apertamente  naziste, come "Alba Dorata" in Grecia o" Jobbik "in Ungheria, mostrano chiaramente il  tragico cammino verso la barbarie prodotta dal impasse sistemico del  capitalismo.

Dobbiamo tagliare con la spada internazionalista il nodo gordiano: dobbiamo combinare la lotta per spezzare l' Unione europea imperialista di questi banditi (cominciando dai nostri), sfruttatori e  oppressori, con la lotta  per l'unificazione socialista “dal basso", nell'ambito di un lotta comune di tutti i lavoratori e le masse del continente, per stabilire quello che viene chiamato nella tradizione rivoluzionaria degli oppressi, gli Stati Uniti Socialisti d'Europa.

Per avanzare verso questo obiettivo strategico, è urgente che tutti quei gruppi, movimenti, organizzazioni e combattenti provenienti da diverse tradizioni coinvolti nella lotta di classe e in tutte le lotte per l'emancipazione, discutano apertamente, collettivamente, in modo non settario, a livello europeo e internazionale, i principali assi di un programma di uscita da questa crisi e cominciare a coordinare le nostre lotte elaborando e sviluppando campagne e un Piano comune di azioni.

Questa Euro-Conferenza Internazionale dei Lavoratori chiama ad una lotta comune secondo i seguenti punti programmatici:
• Contrattaccare gli usurai internazionali, la dittatura dei "mercati", delle banche e del capitale finanziario,  con la sospensione del pagamento di TUTTO il debito pubblico che ruba e blocca la vita di milioni di persone, e l'esproprio della banche sotto il controllo dei lavoratori.
• Tutti i piani di "austerità" di “cannibalismo sociale” imposti da UE, BCE, FMI e governi capitalisti devono essere arrestati immediatamente. Il capitalista deve pagare per la crisi del suo sistema di sfruttamento, non gli sfruttati! Dobbiamo lottare per recuperare i salari, le pensioni e i diritti sociali dei lavoratori in base alle esigenze sociali, non per il beneficio di pochi.
Contro la disoccupazione di massa, il lavoro precario, l' impoverimento e l'esclusione sociale chiamiamo alla lotta per combattere i licenziamenti, per la distribuzione delle ore di lavoro tra tutti i lavoratori. Per i disoccupati e per chi cerca lavoro, garantire i benefici dell' assicurazione contro la disoccupazione fino ad ottenerne uno. Infrastrutture ed opere pubbliche, che in ogni caso sono vitali e urgenti, devono essere progettati per creare nuovi posti di lavoro.

I baroni della grande industria ricattano sempre i lavoratori perché accettino tagli salariali e di posti di lavoro, pena la chiusura o la delocalizzazione delle loro fabbriche all'estero; la nostra risposta deve essere quella di occupare tutte le fabbriche che chiudono o licenziano i lavoratori in massa, di espropriarli senza alcun indennizzo, facendole funzionare di nuovo sotto il controllo e la gestione dei lavoratori.
Contro gli sfratti a causa di debiti, o di interruzioni  di acqua o elettricità a causa di mancato pagamento delle fatture; nei confronti di qualsiasi privazione o la privatizzazione di beni comuni come la sanità e l'istruzione.
• Contro la distruzione dell'ambiente.
• Per una lotta decisa contro il fascismo, il razzismo e la discriminazione contro le donne, l'orientamento sessuale, di tutte le minoranze!
Difendiamo gli immigrati e tutte le comunità oppresse! Parità di diritti per tutti i lavoratori, indipendentemente dal colore, etnia o religione! I lavoratori ed i movimenti popolari devono organizzarsi in guardie di difesa contro le bande fasciste e la repressione statale.
• Per lo smantellamento dell'apparato repressivo dello Stato borghese, della NATO e di tutte le basi militari imperialiste e delle loro alleanze. Solidarietà totale con tutte le lotte antimperialiste dei popoli oppressi in Palestina, Medio Oriente, Asia, Africa e America Latina!
Per tutte le esigenze vitali immediati della classe operaia e delle masse popolari, il nostro grido di battaglia deve essere: “Abbasso tutti i governi capitalisti! Per il governo dei lavoratori e del potere operaio! Abbasso l'Unione europea imperialista! Viva gli Stati Uniti socialisti d'Europa!
 
compagni turchi del DIP alle manifestazioni di Istanbul


Atene, 10 giugno 2013.
http://opcion-obrera.blogspot.com/2013/06/resolucion-final-de-la-conferencia.html

martedì 23 aprile 2013

L' AMERICA HA BISOGNO DI UNA NUOVA GUERRA, O IL CAPITALISMO MORIRÀ



 Brutte notizie dal cuore dell' Impero

"L' America ha bisogno di una nuova guerra, o il capitalismo morirà"

La solita propaganda di vecchi bolscevichi trinariciuti e mangiabambini, potrebbe pensare qualcuno, invece no: questo è il titolo di un articolo di Paul B. Farrell, giornalista di MarketWatch, inserto del prestigioso Wall Street Journal (Il Sole 24ore americano, per intenderci).
Dedico la lettura dell' articolo, particolarmente a quelli che... "L'America è la più grande democrazia del mondo..." ed anche a quelli che pensano che i problemi del mondo si risolvono col dialogo e "mettendo dei fiori nei loro cannoni..."
L' articolo originale in lingua inglese e foto di copertina, si trova nella mia pagina facebook (Paolo Vannucci).


San Luis Obispo, California (MarketWatch) - L'America ha bisogno di una nuova guerra perche' l'economia possa sopravvivere? Per rilanciare il mercato del lavoro e far prosperare il capitalismo? Forse. Ecco perché
 Il Meglio di MarketWatch

Ecco un' altra storia che non ci si può permettere di perdere: oggi
Forbes ha riferito che dalla lettura iniziale dei dati, il PIL "è sceso per la prima volta in tre anni e mezzo nel quarto trimestre dello 0,1%, mentre gli economisti avevano previsto un aumento dell' 1%.  Un drammatico calo del 15% della spesa pubblica trascinato sull'attività economica. Le spese per la difesa sono state quelle maggiormente tagliate, scendendo del 22,2% (la più grande riduzione  dalla fine della guerra del Vietnam).
Le guerre stimolano l'economia, e noi siamo una nazione guerriera: la seconda guerra mondiale non ci ha tirato fuori dalla Grande Depressione? E le guerre in Iraq / Afghanistan, le più lungo della storia, certamente hanno stimolato l'economia: la macchina da guerra del Pentagono è raddoppiata, passando da 260.000 milioni di dollari nel 2000 a circa 550 miliardi dollari l'anno scorso ... Il PIL è aumentato del 50%, da $ 10 miliardi a 15.000 miliardi dollari, mentre il debito federale è triplicato a oltre 15.000 miliardi dollari, dai  5.000 iniziali, quando i nostri leader hanno sostenuto che "il debito non aveva importanza."
Ma più di tutto, le guerre sono importanti  per i capitalisti: la lista Forbes dei miliardari mondiali è salita alle stelle, da 322 nel 2000 a 1.426 di recente. Sì, il reddito familiare certificato del resto degli americani si è appiattito su quello della passata generazione.
Ma ancora, bella vita per il capitalismo e per i 1426 capitalisti in tutta America e in tutto il mondo, un omaggio alle dottrine del "capitalismo del disastro" dell' economista Nobel Milton Friedman e del dogma del libero mercato del capitalismo di Ayn Rand.
I politici americani vorrebbero tagliare il debito ma non la macchina da guerra.
Tuttavia, con le guerre in Afghanistan e in Iraq agli sgoccioli, il capitalismo ha bisogno di uno stimolo economico: una nuova guerra. E così i neocons americani credono che una nuova guerra potrebbe incrementare il PIL. Probabilmente stanno pregando che il leader della Corea del Nord Lil 'Kim faccia qualcosa di impulsivo, che ci offra un pretesto.
Eppure i politici di Washington sono in conflitto. Alcuni vorrebbero ridurre le spese governative, tagliare il debito, e contemporaneamente denunciano il "drammatico calo del 15% della spesa pubblica." D'altra parte, la "più grande riduzione delle spese militari dalla fine della guerra del Vietnam nel 1972" terrorizza neocons, falchi e politici, fortemente dipendenti dagli appaltatori della difesa, lobbisti ed elettori presso le basi militari nei loro distretti.
Così quale sarà il prossimo passo? Se il capitalismo americano ha bisogno di una nuova guerra per sopravvivere ... se stiamo abbandonando i teatri di guerra afghano Iracheno ... se la Corea del Nord fa solo minacce di guerra ... se la Cina ha troppo da perdere ... se le nuove guerre sono combattute solo da droni sugli schermi video in una delle 70 basi di droni del Pentagono ... ma se tutti i capitalisti del complesso militare-industriale che si arricchiscono anche al di fuori delle guerre hanno ancora il prurito di attaccare ... poi chi attiverà una nuova guerra per l'America dei "capitalisti del disastro?"
10 PUNTI FLASH IMPREVEDIBILI, DOVE NUOVE GUERRE GLOBALI POSSONO DIVAMPARE
Anche se i "cigni neri" sono per definizione imprevedibili, ci sono 11 punti "caldi" dove la tensione globale ed i conflitti possono dilagare. E d'un tratto, la pressione può facilmente superare la linea, colpire un punto di infiammabilità,  accenderlo a causa di uno dei molteplici eventi imprevedibili che improvvisamente esplodono, e diffondersi come un virus a tutti gli altri 10.
Poi i falchi capitalisti possono trarre vantaggio da esso, come hanno fatto, collegando l'11/9 con il lancio della guerra in Iraq. Quindi sì, nel rapporto del Worldwatch Institute vediamo almeno 11 possibili  punti caldi (cigni neri)che potrebbero esplodere e accendere nuove guerre:
Ecco l'elenco  del Worldwatch: "Tiro alla fune planetario tra capacità di produzione e aumento della domanda: possiamo continuare così?"
 No: "la contrazione di risorse" del pianeta non può soddisfare l' esplosiva "crescente domanda di cibo ed energia della popolazione mondiale."
Perché? E' impossibile, non possiamo continuare così.
 Robert Engelman avverte: "Le tendenze all' aumento non dureranno per sempre, non possono. Il mondo crollerà sotto epidemie, carestie, guerre".
Quando? Dieci anni fa il Pentagono di Bush prevedeva che "entro il 2020, senza dubbio qualcosa di drastico accadrà".  Fortune ha scritto: "Nel mentre si riduce la capacità di sopportazione del pianeta, emergerà un antico modello di disperazione, guerre a tutto campo per il cibo, l'acqua, e le forniture di energia ...  guerra sarà la definizione della vita umana.
"LA FINE PRIMA DEL 2020".
Le prossime guerre capitaliste mi ricordano i combattimenti raffigurati nel violento film "Hunger Games", una metafora perfetta. Oltre un miliardo di sette miliardi di persone nel mondo, vivono con due dollari al giorno ... : l' accelerazione dei prezzi alimentari e delle materie prime, spingono più uomini e  nazioni emergenti oltre il bordo ... con crescenti carenze di cibo, vera fame, vera e propria malnutrizione, povertà reale ... gli standard di vita delle nazioni sviluppate richiedono una quota sempre maggiore di risorse sempre più scarse .
VEDIAMO GLI 11  "CIGNI NERI" DEL WORD WATCH INSTITUTE CHE POSSONO FACILMENTE INFIAMMARE RIBELLIONI, RIVOLUZIONI E GUERRE SU VASTA SCALA NEL PROSSIMO FUTURO:
1. Esplosione demografica -il pianeta non può sfamare 3 miliardi di persone in più.
Durante la Grande Depressione il mondo aveva 3 miliardi di persone. Dodici anni fa aveva raddoppiato a 6 miliardi, ora è 7 miliardi, con la previsione delle Nazioni Unite  di 10 miliardi entro il 2050. Il Worldwatch dice "anche se i tassi di fertilità sono in calo in tutto il mondo, molti paesi con alti tassi di natalità dovranno ospitare una forza lavoro in rapida espansione nei prossimi decenni. In Uganda, dove le donne danno alla luce sei figli in media, questo significa che ci dovranno essere più di 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro entro la fine degli anni 2030. "
2. Allevamento industriale - prodotti chimici, carenza d'acqua, rischi per la salute, malattie.
L' agricoltura industriale "ha contribuito a una triplicazione della produzione globale di carne negli ultimi quattro decenni." I bovari texani possono essere sempre più ricchi, ma ciò è "associato ad un uso pesante di input chimici, per contrastare la diffusione di malattie; all' uso eccessivo di antibiotici (e la conseguente resistenza dei batteri), ad un' enorme consumo di acqua, ed al declino della salute umana ".
3. La produzione di cibo - alle stelle la domanda, prezzi speculativi.
I dati dello scorso anno ci dicono che "la produzione di grano si sta riprendendo dalla crisi." Tuttavia, una ripresa a lungo termine "è seriamente ostacolata dai cambiamenti climatici e dalla crescente domanda di etanolo combustibile, producendo effetti a catena in tutta l'economia, attraverso un aumento dei prezzi del grano."
4. Foresta pluviale, le terre del legno  perse per l'urbanizzazione e l'agricoltura.
Poiché la domanda di cibo e il prezzo dei terreni agricoli sono in continua crescita, le foreste del mondo continuano a scomparire, spazzando via le specie e gli habitat, spostando culture native, interrompendo modelli climatici e  contaminando l'ambiente. Ad esempio, alcuni anni fa la Bloomberg Markets ha specificamente denunciato Cargill e Alcoa per la "distruzione della più grande foresta pluviale del mondo ... derubando la terra del suo migliore scudo contro il riscaldamento globale."
5. Prodotti a base di carne - Emissioni di gas metano, enorme impatto su clima e ozono.
Worldwatch riporta che "il bestiame è responsabile del 40% delle emissioni di metano del mondo e del 65% delle emissioni di protossido di azoto, tossici "che emettono gas a effetto serra da 25 a 100 volte più potenti del biossido di carbonio."
6. Gli alimenti biologici - conseguenze impreviste e costi elevati.
Gli alimenti biologici acquistati in negozi come Whole Foods Markets, ci fanno sentire più "buoni". Ma Worldwatch avverte che la produzione biologica è ora messa in discussione dall' "aumento dei prezzi dei terreni agricoli, incongruenze nelle norme di produzione biologica e prezzi più elevati." Inoltre, l'agricoltura biologica in realtà ostacola "un vasto cambiamento globale per l'agricoltura sostenibile."
7. La fame e l'obesità - ossia una pandemia dellasalute globale.
 "Le statistiche di 177 paesi mostrano che il 38% degli adulti - da 15 anni in su - ora sono in sovrappeso, con tendenza all' aumento nelle diverse regioni del mondo e nei diversi livelli di reddito." Si, sia la fame che l'obesità aumentano, minacciando miliardi di persone.
8. Petrolio ed energie alternative -  crescente domanda a fronte di forniture limitate.
Il consumo mondiale di petrolio ha raggiunto un nuovo massimo di 87,4 milioni di barili al giorno nel 2010. Il petrolio rimane la principale fonte commerciale di energia. "Nel frattempo la produzione globale di biocarburanti ha raggiunto un massimo storico di 105 miliardi di litri nel 2010, in crescita del 17% rispetto al 2009, soprattutto a causa dei prezzi elevati del petrolio, della ripresa economica globale e della legislazione relativa ai nuovi biocarburanti  ".
9. Gas naturale - Gas fossili ("fracking and shale gas"), gravi danni per l'ambiente.
La domanda di combustibili fossili è "determinata dall' aumento del consumo di gas naturale in Asia e negli Stati Uniti." Di conseguenza il consumo di gas naturale è aumentato del 7,4% nel 2009-2010 raggiungendo un record di 113.000 miliardi di piedi cubi. Il lato oscuro della medaglia: le nuove tecnologie e risorse come il fracking e il gas di scisto, sono ora una minaccia ambientale assieme ai rischi di fuoriuscita verso falde acquifere ed alle esplorazioni in acque profonde.
10. L'energia nucleare - crolli, terroristi e  stoccaggio del combustibile esausto-
Sì, la produzione del nucleare è caduta nel 2011, a causa dell' "aumento dei costi di produzione, una domanda rallentata di l'energia elettrica e ricordi freschi del disastro in Giappone," oltre a Chernobyl, Three Mile Island, e il crescente rischio relativo allo stoccaggio del combustibile spento .

Scopri il sito di Worldwatch, accedi alle loro newsletter, fai qualcosa. Leggi la trilogia "Hunger Games", una potente metafora della realtà del mondo, la descrizione di una guerra globale per la sopravvivenza che si combatte ogni giorno, spinta da una popolazione sempre crescente con una domanda di cibo ed energia apparentemente insaziabile su un pianeta con "risorse in contrazione."
Fino a quando non ci sveglieremo con le prossime guerre, saremo solo "capitalisti felici" intrappolati nella mentalità del brillante fumetto di Robert Mankoff:
"Mentre lo scenario della fine del mondo sarà piena di orrori inimmaginabili",  crederemo che il periodo che precede la fine sarà pieno di opportunità senza precedenti per il profitto."
Avanti, capitalismo!

Paul B. Farrell è un giornalista di MarketWatch con sede a San Luis Obispo, in California Seguilo su Twitter @ MKTWFarrell.

(Traduzione dall'Ingese di P.V.)






lunedì 22 aprile 2013

Qualche idea ancora "giovane" su un programma di transizione

A proposito di attualità... qualche idea ancora "giovane" su un programma di transizione...

“La situazione politica del mondo e’, nel suo insieme, caratterizzata da una storica crisi della direzione del proletariato. Da lungo tempo, i presupposti economici per la rivoluzione proletaria hanno raggiunto il punto della massima maturità possibile all’interno del capitalismo, Le forze produttive dell’umanità sono in fase di ristagno. Nuove scoperte e perfezionamenti non hanno riguardato il tenore di vita materiale (delle stesse masse). Alla crisi sociale dell’intero sistema capitalistico si accompagna, contemporaneamente, la comparsa di crisi congiunturali delle masse, sottoposte a sempre maggiori rinunce e sofferenze. Da parte sua, la crescente disoccupazione inasprisce la crisi finanziaria dello Stato e scuote lo stesso labile sistema finanziario. Regimi democratici, come anche regimi fascisti, passano da una bancarotta all’altra. Alla stessa borghesia non si presenta una via d’uscita. Nei paesi dove fu costretta a scegliere alla fine la carta del fascismo, essa precipita ad occhi chiusi in una catastrofe economica e militare”.
Così Trockij, all’alba della ormai prossima II guerra mondiale, tratteggiava con estrema lucidità la situazione politica mondiale:“le contraddizioni imperialistiche conducono a un vicolo cieco, in cui inevitabilmente si devono estendere in un rogo mondiale i singoli scontri e i torbidi sanguinosi limitati localmente (Etiopia, Spagna, Lontano Oriente, Centro-Europa). La borghesia naturalmente è consapevole del pericolo mortale, che minaccia con una nuova guerra il suo potere. Ma questa classe oggi è infinitamente più lontana dalla possibilità di impedire una guerra, di quanto non lo fosse all’ inizio del 1914.”…” Il momento è ora quello del proletariato, cioè della sua avanguardia rivoluzionaria. La crisi storica dell’ umanità ritorna ad essere quella della direzione rivoluzionaria.”…” L’impedimento maggiore sulla strada di un cambiamento della situazione pre-rivoluzionaria in rivoluzionaria è il carattere opportunistico della direzione proletaria: la viltà della piccola borghesia nei confronti della grande borghesia e il suo legame surrettizio con essa, anche quando è già in agonia….” L’evolversi successiva della situazione ha dimostrato quanto giusta fosse l’analisi, non solo nella previsione della guerra, ma anche, riguardo la caratterizzazione rivoluzionaria e la sua “possibilità”. Possibilità negata, come mostreranno gli anni dalla fine della guerra ad oggi. Per Trockij “la crisi della direzione proletaria conduce ad una crisi della cultura umana”, quindi non solo la negazione della rivoluzione ormai matura, ma anche e addirittura più grave: “senza una rivoluzione socialista nel più prossimo periodo storico, l’ intera cultura dell’ uomo si rovescia in una catastrofe.” Inutile rimarcare quanto è oggi sotto i nostri occhi: la decadenza morale delle società occidentali tocca limiti impensabili e l’individualismo estremo, vero e proprio “egoismo”, unito ad una falsa ma ferrea logica di ”mercato” stanno nuovamente portando il mondo sulla soglia di una ennesima guerra mondiale. Ma questo è un altro discorso… Per quel che ci riguarda sarà utile porre l’attenzione su come, per Trochij, si debba, per difendere prima e rilanciare poi, costruire un percorso di “transizione” che metta il proletariato in generale e i lavoratori in particolare in grado di difendere i propri interessi vitali e salvaguardarli da questa situazione distruttiva. “Bisogna aiutare le masse, nel processo della lotta quotidiana, a trovare l’aggancio tra i compiti presenti e il programma della rivoluzione socialista. Questo passaggio dovrebbe consistere in un sistema di obiettivi transitori, che faccia progredire dalle condizioni attuali e dall’attuale livello di coscienza vasti strati di classe operaia e li indirizzi verso un solo e decisivo obiettivo, ovvero la presa del potere.”
E’ interessante notare come Trockij focalizzi l’attenzione su pochi punti fondamentali ben definiti: la difesa del lavoro, la difesa del salario, i comitati di fabbrica, l’abolizione del segreto commerciale, l’esproprio dei grandi gruppi capitalistici (multinazionali), delle banche e la statalizzazione del sistema creditizio, la milizia operaia e l’armamento del proletariato. L‘insieme di questi punti dovrà formare il nucleo centrale del programma con cui l’internazionale socialista potrà rovesciare il capitalismo mondiale. E, dunque, non un singolo partito comunista ma l’insieme di tutti i partiti soltanto potrà ingaggiare la lunga lotta, che è anche lotta d’emancipazione, contro il sistema capitalistico e contro la borghesia fino al suo definitivo rovesciamento. Da qui la necessità di una azione internazionalista che vada oltre i limiti degli stati nazionali. In questo senso una ripresa e un rilancio dell’internazionalismo che ha sempre caratterizzato il movimento comunista fin da Marx. In questo progetto di percorso assumono una importanza fondamentale anche le organizzazioni sindacali. Per Trockij, il sindacato dovrebbe essere la voce del movimento comunista all’interno del mondo del lavoro, ma che così non sia è evidente per la natura stessa dell’organizzazione sindacale che vede al suo interno la presenza di posizioni “subalterne” o anche solo riformiste, tendenti alla semplice rivendicazione salariale immediata, oltretutto inefficace “perché la borghesia con la mano destra si riprende il doppio di quello che è stata costretta a cedere con la mano sinistra”. E allora sarà compito dei comunisti essere presenti all’interno delle organizzazioni sindacali in ogni vertenza per riaffermare i diritti dei lavoratori e per strappare, comunque e sempre, quanto più possibile per i lavoratori, pur sapendo che: a) “I Sindacati non sono portatori di nessun programma rivoluzionario, né questo è il loro compito né lo è il loro stesso modo di reclutamento, dunque non possono sostituire il partito”. b) “I sindacati, anche i più potenti, non possono organizzare oltre il 20-25% dei lavoratori ed in più prevalentemente i più qualificati e meglio retribuiti. La più parte maggiormente oppressa della classe operaia solo col tempo verrà trascinata nella lotta, in periodi di eccezionale ripresa del movimento dei lavoratori”. c) “I sindacati sviluppano insieme una forte tendenza a compromessi con i regimi democratico-borghesi. In momenti di acuta lotta di classe, la direzione dei sindacati si impegna a conquistarsi la direzione del movimento di massa allo scopo di renderlo innocuo … in tempi di guerra o di rivoluzione, nei quali la borghesia si trova di fronte a situazioni eccezionalmente difficili, i leaders sindacali divengono abitualmente ministri borghesi”…. E’ evidente come Trosckij abbia ben chiari i limiti del sindacato: “I sindacati non sono un fine in sé, ma solo uno strumento per costruire la via della rivoluzione proletaria”. Per questi motivi è necessario “non solo di rinnovare (frequentemente) l´apparato sindacale, ma anche costruire nuove e per quanto è possibile indipendenti organizzazioni, le quali esprimano sempre meglio i compiti della lotta di massa contro la società borghese e non rifuggano spaventate da uno scontro diretto con il “sistema” conservativo dei sindacati. Se è criminale scrollar le spalle di fronte alle finzioni settarie delle organizzazioni di massa, non è meno criminale tollerare passivamente la sottomissione del movimento rivoluzionario di massa sotto il controllo di cricche burocratiche, neanche tanto nascostamente conservatrici ("progressiste")”.
Un’altra struttura di estrema importanza sarà il comitato di fabbrica che permetterà di indire: “gli scioperi con occupazione di fabbriche, che superano i limiti del `normale´ regime capitalistico. A prescindere dalle parole d´ordine degli scioperanti, la prolungata occupazione delle fabbriche fa brutalmente saltare l´idolo della proprietà privata. Ogni sciopero con occupazione pone, nella pratica (Praxis), chi sia il padrone della fabbrica, il proprietario o l´operaio? … Il comitato di fabbrica, che è in primo luogo eletto da tutti gli operai e da tutti gi impiegati della fabbrica, da subito rappresenta un sostegno alla volontà di gestione … I burocrati sindacali, di regola, si oppongono alla costruzione di comitati di fabbrica, così come si oppongono al minimo passo nella direzione della mobilitazione delle masse.”
Un altro nodo cruciale da sciogliere sarà l’abolizione del segreto commerciale: “Il rapporto contabile fra il singolo capitalista e la società resta un segreto dei capitalisti: non è che riguardi la società! Il fondamento, cui si richiama il diritto al segreto negli affari è quello stesso dell´epoca della libera concorrenza, cioè del capitalismo liberale … Il capitalismo liberale, che si basa sulla concorrenza e sul libero commercio appartiene irrimediabilmente al passato; i loro eredi, i capitalisti monopolisti, non solo lasciano vivere l´anarchia dl mercato, ma anzi le danno una particolare sfrenatezza. In realtà, i trusts non hanno segreti l´un verso l´altro. Il segreto commerciale di oggi è solo un lato della cospirazione continua del capitale monopolistico contro la società … L´abolizione dei segreti commerciali è il primo passo per un effettivo controllo dell´industria … Non meno dei capitalisti, gli operai hanno il diritto di conoscere i `segreti´ della fabbrica, dei trusts, di tutti i rami dell´economia nazionale nel suo insieme”.
Ma è nei momenti di particolare crisi economica che diventa importante, per i lavoratori, l’istituzione di meccanismi ‘automatici’ di tutela del lavoro e del salario: “due fondamentali sciagure economiche, nelle quali è possibile cogliere la crescente assurdità del sistema capitalistico sono la disoccupazione e l´aumento dei prezzi, che richiedono parole d´ordine e metodi di lotta universali … contro l'impennata improvvisa dei prezzi, che con l'avvicinarsi della guerra assumerà un carattere ancor più sfrenato, si può lottare solo con la parola d'ordine della scala mobile dei salari. Ciò significa che i contratti collettivi devono assicurare l' aumento automatico dei salari in relazione all'aumento dei prezzi dei beni di consumo. Per evitare la propria distruzione, il proletariato non può accettare la trasformazione di un numero sempre maggiore di operai in poveri perennemente disoccupati, che si nutrono delle briciole di una società in disgregazione, Il diritto al lavoro è l’unico diritto serio rimasto all’operaio in una società basata sullo sfruttamento. Di questo diritto egli è oggi continuamente privato. Contro la disoccupazione sia ‘strutturale’ che ‘congiunturale’, è giunta l’ora di avanzare , insieme alla parola d’ordine dei lavori di pubblica utilità, quella di una scala mobile delle ore lavorative. I sindacati e le altre organizzazioni di massa devono unire operai e disoccupati in un legame di solidarietà basato sulla responsabilità reciproca. Su queste basi tutto il lavoro disponibile potrà poi essere diviso tra tutti i lavoratori in relazione alla durata della settimana lavorativa. I salari, con un minimo rigorosamente garantito, verranno adeguati all’andamento dei prezzi … non si tratta di un «normale» scontro tra interessi materiali contrapposti. Si tratta di difendere il proletariato dalla disfatta, dalla demoralizzazione e dalla rovina. Si tratta di una questione di vita o di morte per l'unica classe feconda e progressiva e, quindi, del futuro dell'umanità. Se il capitalismo è incapace di soddisfare le rivendicazioni che inevitabilmente sorgono dai disastri che esso stesso genera, allora che perisca. La «realizzabilità» o «irrealizzabilità» è, nel caso in questione, un problema di rapporti di forza, che può essere deciso solo con la lotta. Mediante questa lotta, indipendentemente dal suo successo pratico immediato, gli operai arriveranno a comprendere meglio la necessità di liquidare la schiavitù capitalistica”… Ed è per questo che i lavoratori e le loro organizzazioni e strutture: partiti, sindacati, comitati di fabbrica, non devono rinunciare, anzi devono rilanciare, soprattutto nei momenti di profonda crisi dell’economia, la minaccia dell’esproprio delle aziende che formano il nucleo centrale dell’economia e delle banche che ne organizzano e ne strutturano l’accesso al credito, la speculazione finanziaria, le coperture in tempo di crisi, gravandone i costi sulle spalle dei soli lavoratori con licenziamenti, riduzioni di salario, precariato. Naturalmente Trosckij è ben consapevole che solo dopo una rivoluzione tutto ciò si potrebbe avverare ma la parola d’ordine dell’esproprio senza indennizzo serve anche per concretizzarne ai lavoratori la futura possibilità: “Solo l’esproprio delle banche private e la concentrazione dell’intero sistema creditizio nelle mani dello Stato forniranno a quest’ultimo risorse reali, cioè materiali e non meramente fittizie o burocratiche, per la pianificazione economica”… Naturalmente con l’intensificarsi della lotta, con l’occupazione delle fabbriche, con gli scioperi ad oltranza, inevitabilmente si alzerà il livello di scontro tra borghesia e proletariato: “Non appena la lotta degli operai si farà sentire ancora con forza, immediatamente le bande fasciste triplicheranno, quadruplicheranno, aumenteranno di dieci volte per trasformarsi in crociate sanguinarie contro gli operai … La lotta contro il fascismo non comincia nelle redazioni dei giornali liberali, ma nelle fabbriche, per terminare nelle strade. I crumiri e le guardie armate private che si trovano negli stabilimenti delle fabbriche sono i nuclei di base delle milizie fasciste. I picchetti degli scioperanti sono i nuclei di base delle milizie proletarie … E’necessario dare un’espressione organizzata all’odio legittimo degli operai nei confronti dei crumiri e delle bande di delinquenti fascisti. E’ necessario avanzare la parola d’ordine della milizia operaia, unica seria garanzia dell’incolumità delle organizzazioni, delle riunioni e della stampa operaie.”
e.se. (Collettivo di formazione marxista "Maurizio Franceschini")

domenica 24 marzo 2013

Grillo come Tognazzi



Grillo come Tognazzi


Intervistato dai turchi, Beppe Grillo nostro ha spiegato che il M5S, dunque la sua proposta politica e culturale ispirata alla decrescita felice, è un “format”. Il diretto interessato lo ha pronunciato con naturalezza assoluta, degna di colui che non ritenga di dovere temere i tranelli, le botole colme di spuntoni vietcong acuminati, del linguaggio, come dire che, per lui, diversamente dai linguisti di professione, la parola cane non morde. In verità, Grillo, raccontando la propria soddisfacente avventura alla giornalista turca con abito ben intonato all’abitazione dell’intervistato, ha detto di più, ha pronunciato un affermazione che custodisce qualcosa di notevolmente giustificante: Grillo ha affermato l’esistenza di un “format esportabile”. E anche il tono era soddisfatto, segno che il lavoro di diffusione capillare planetaria della sua intuizione sta già marciando bene.

Dunque, non più il grillismo in un solo paese posizione questa debolmente stalinista, bensì il grillismo sull’intero globo terrestre, ponendosi così, sempre lui, Grillo, nel territorio ideale del trotskismo. Insomma, l’Italia non sembre bastargli. E non c’è qui bisogno di citare le parole pronunciate dall’ispiratore a proposito del timore dell’assedio quando qualcuno tenta di far qualcosa di buono per l’umanità tutto da solo. “Grillismo senza limitismo” direbbe in questi casi Roberto D’Agostino sul suo Dagospia.


BENE, COME in un gioco da tavolo, proviamo adesso a riassumere tutti gli elementi presenti in campo emersi ieri nel corso dell’intervista opportunamente riproposta da Michele Santoro a Servizio Pubblico su La 7: c’è Grillo, che è poi, la pedina più grossa, c’è il mondo con le sue caselle o le sue “macerie” (sic), c’è il tailleur giallo-pagine gialle della giornalista turca Selin Sanlin, c’è lo sfondo dell’appartamento dell’intervistato che d’istinto suggerisce, per gusto d’arredo, un’improvvisa irruzione di Sabrina Ferilli e del suo “…artigiani della qualità”, se non addirittura di un Mastrota pronto a spacciare materassi – d’altronde anche le suggestioni scenografiche contano quando “non è tempo di mediazioni, ma di rivoluzioni” (sic), e ancora, andando avanti nell’ascolto, c’è la pietra filosofale del “liquidfeedback” (sic), sorta dell’invenzione della ruota che consentirà una nuova umanità “più povera, ma sicuramente più felice”. Al momento dei saluti, mi torna in mente il concetto principale fin qui pronunciato, quel “format esportabile”, e non posso fare a meno di ripensare Ugo Tognazzi nell’ultima scena di Vogliamo i colonnelli, il suo colpo di Stato è fallito, non gli resta che spacciare per buono il suo “golpe garantito”, lo ritroviamo così in cerca di acquirenti, un possibile cliente è appena arrivato dall’Africa nera. Dice Ugo: “Perché il golpe riesca basta prendere l’edificio della televisione”. Replica l’altro: “Non ce l’abbiamo, la televisione”. E Tognazzi: “Ma almeno telefoni ce ne sono? Alla risposta affermativa, l’affare è fatto, il piano del golpe è venduto. Se non mi credi, vai a rivedere il film su YouTube, così poi ridiamo insieme.


Commento:


Care compagne e compagni, con la rivoluzione non si scherza, cerchiamo di impegnarci sempre più e meglio per esportare la rivoluzione vera in ogni parte del mondo per la giustizia, la pace ed il progresso dell’umanità.

Viva la 4 Internazionale, viva Marx, viva Engels, viva Lenin, viva Trotsky
Compagno Al
 

mercoledì 20 marzo 2013

JORGE BERGOGLIO NELLA DITTATURA IN ARGENTINA


 JORGE BERGOGLIO NELLA DITTATURA IN ARGENTINA
Data: Sabato, 16 marzo @ 17:10:00 CDT
Argomento: Argentina
DI HORACIO VERBITSKY
rebelion.org
Il ruolo del Cardinale Bergoglio nella scomparsa dei sacerdoti e nell’appoggio dato al regime dittatoriale è confermato da cinque nuovi testimoni. Parlano un sacerdote e un ex sacerdote, un teologo, un laico di una fraternità laica che denunciò al Vaticano quello che succedeva in Argentina nel 1976 e un laico che fu sequestrato insieme a due sacerdoti che non ritornarono. La  reazione rabbiosa di Bergoglio, che incolpa il governo per aver spulciato i suoi documenti.
Cinque nuove testimonianze, si sono presentate spontaneamente a seguito dell'articolo “Su pasado lo condena”, e confermano il ruolo del cardinale Jorge Bergoglio nella repressione del governo militare sui ranghi della Chiesa cattolica che oggi presiede, tra cui la scomparsa di sacerdoti . Chi sta parlando sono  una teologa che per decenni ha insegnato catechismo nelle scuole della diocesi di Morón,l’  ex Superiore di una Confraternità sacerdotale che è stata decimata dalle sparizioni forzate e  un laico della stessa Confraternità, che denunciò i casi in Vaticano, un sacerdote e un laico  che furono entrambi rapiti e torturati.

Teologa in minigonna

Due mesi dopo il colpo di stato militare del 1976, il Vescovo di Morón, Miguel Raspanti, ha cercato di proteggere i sacerdoti Orlando Yorio e Francisco Jalics perché temeva che fossero sequestrati, ma Bergoglio si oppose. Questo è quanto dichiara l’ex insegnante  di catechismo  della scuola della Diocesi di Morón, Marina Rubino, che in quel periodo stava studiando teologia al Colegio  Maximo de San Miguel, dove viveva Bergoglio. Per questo fatto li conosceva tutti e due. Inoltre era stata un’ allieva di Yorio e di Jalics e conosceva il rischio che correvano entrambi. Marina ha deciso  di testimoniare dopo aver letto un articolo sul libro che  scarica da qualsiasi responsabilità  Bergoglio.

Marina Rubino vive a Morón da sempre. Nel Collegio del Sacro Cuore di Castelar  insegnava  catechismo ai ragazzi e formava i genitori, cosa che le sembrava ancora più importante. "Una volta al mese ci incontravamo con loro. Era un bel lavoro. Questa esperienza durò quindici anni. " Inoltre tenne corsi di introduzione alla Bibbia in tutti i luoghi non-turistici dell’ Argentina. Preparavamo un foglietto con i commenti sulle letture della domenica e volevamo che in questo modo le comunità trovassero cose su cui riflettere ". Da quando è andata in pensione, insegna tessitura nei centri culturali, nei centri di recupero  o nellecase.
Non volle entrare nel seminario di Villa Devoto, perché non le  interessavano le letture, ma solo la Bibbia. Nel 1972 iniziò  a studiare teologia presso la Universidad del Salvador e fece la sua carriera scolastica al Colegio  Maximo de San Miguel. Nel primo anno studiò con il Professor  Francisco Jalics e nel secondo con Orlando Yorio. Mentre studiava, coordinava il  catechismo nel Collegio del Sacro Cuore di Castelar, dove viveva anche la religiosa francese Suor Leonie Duquet .
"I tempi erano duri. Per aver  fatto, nel collegio,  una scelta per i poveri perché avevamo preso sul serio il Concilio Vaticano II e la riunione del CELAM di Medellin , avevamo perso la metà degli studenti. Ma continuammo  per questa strada per educare le persone  ad avere una mente più aperta alla realtà e all’impegno per i più bisognosi, sostenevamo che la fede deve rafforzare questi atteggiamenti e non il contrario. "
Il Vescovo era Miguel Raspanti, che allora aveva 68 anni ed era stato ordinato nel 1957, negli ultimi anni del papato di Pio XII. Era un uomo ben intenzionato che fece ogni sforzo per adattarsi ai cambiamenti del Consiglio, a cui partecipò. Dopo il movimento di protesta del 1969, il “Cordobazo”  cominciò a ripudiare le strutture ingiuste del capitalismo e a chiedere l'impegno per"la liberazione dei nostri fratelli che hanno bisogno."
Ma il problema più grave che vidi a Morón era l'aumento delle tasse sulle piccole imprese e sui proprietari della classe media. "Molte volte abbiamo dovuto discuterne e parlare di questi problemi nella diocesi e il vescovo Raspanti di solito alla fine dell’incontro ci chiedeva se ci avessimo pensato bene, che dovevamo fare questo o quello e che, se fossimo convinti di quello che volevamo fare,  lui ci avrebbe sostenuto", dice Marina. Le sue parole sono seguite con attenzione dal marito, Joe Godino, un ex sacerdote di Santa María,  a Córdoba, uno di quelli che hanno aderito al Movimento dei Sacerdoti per il Terzo Mondo.

Marina stava studiando teologia al San Miguel dalle 8.30 alle 12.30. Non aveva preso una borsa di studio perché donna, ma perché  coordinatrice della catechesi in una scuola del vescovato, Raspanti intercedette e riuscì a far  sobbarcare i costi dei suoi studi ad un ente tedesco . Nemmeno vollero darle il diploma quando finì gli studi nel 1977. Il direttore del teologado, José Luis Lazzarini, disse che c’era un problema, non si erano resi conto che era una donna. Allora Marina andò a cercare chi l’aveva ricevuta quando era entrata, il gesuita Victor Marangoni:
-La prima volta che mi ha visto, non si è accorto che ero una donna?
- Sì, certo, perché? Rispose imbarazzato il rettore a quella furia  in minigonna.
-Perché Lazzarini non mi vuole dare il diploma.
Marangoni si occupò di risolvere queste sciocchezze. Marina ha un diploma ma nessuno glielo ha mai consegnato ufficialmente.

La De-protezione

Un pomeriggio, alla fine delle lezioni, "Incontrai  Monsignor Raspanti  in piedi, da solo, in mezzo all’atrio. Non so perché stava aspettando lì. Era in silenzio e gli chiesi se stesse aspettando qualcuno e lui disse sì, che aspettava il Padre  provinciale Bergoglio. Aveva un volto tirato, pallido, ho pensato che fosse indisposto. L'ho salutato, gli ho chiesto se si sentiva bene, poi l'ho invitato a sedersi nel salotto accanto al corridoio. "

-No, non mi sento male, ma sono molto preoccupato – rispose Raspanti.

Marina dice di avere quel giorno stampato nella memoria, parla con voce calma, ma si vede tutto il suo coinvolgimento nei suoi occhi grandi ed espressivi. Pepe la guarda teneramente.

"Sono rimasta scioccata nel vedere Raspanti da solo, di solito era sempre accompagnato dal suo segretario," dice. 
Marina sapeva che i suoi insegnanti  Jalics e Yorio con un terzo gesuita , Luis  Dourron, che lavorava con lei nel Collegio di Castelar, avevano chiesto il trasferimento alla Diocesi di Morón. Yorio, Jalics, Dourron ed Enrique Rastellini,  che era anche lui  gesuita, avevano vissuto insieme  nella comunità fin dal 1970, prima a Ituzaingó e poi a Quarter Rivadavia, vicino  alla Gran Villa di Bajo Flores,  e questo lo sapevano e  l’avevano approvato tutti i padri provinciali della Compagna del Gesù che si erano succeduti,  Ricardo-Dick O'Farrell e Bergoglio.
"Gli dissi che sia Orlando che Francisco erano stati miei insegnanti e che Luis lavorava con noi nella diocesi, che erano irreprensibili e che non dubitavo che li avrebbero accettati. Tutti erano in attesa di sapere che sarebbe successo a Morón. Nessuno che conosceva la situazione aveva mai avuto qualcosa da ridire. Raspanti disse che era venuto a parlare con Bergoglio proprio di questo. Luis era già stato accettato, ma gli serviva una lettera di Bergoglio che autorizzasse il trasferimento di  Yorio e Jalics. "

Marina comprese che si trattava di una mera formalità, ma Raspanti le spiegò che la situazione era più complicata. "Con le pessime referenze che gli aveva mandato  Bergoglio non potevano essere  accettati nella diocesi. Era molto preoccupato perché in quel momento né Orlando né Francisco  dipendevano  da nessuna autorità ecclesiastica :

- Non posso lasciare che due sacerdoti in questa situazione e  non posso nemmeno accettarli con la relazione che mi ha mandato. Vengo a chiedergli  che semplicemente li autorizzi e che ritiri questa relazione che dice cose molto gravi.-

Chiunque aiutasse a pensare era un guerrigliero, dice Marina. Accompagnò il suo vescovo da Bergoglio che lo ricevette e poi se ne andò.  Quando uscì vide che nel  parcheggio non c’era nemmeno l’auto di Raspanti. "Deve essere venuto in autobus, per non essere seguito. Voleva che la cosa restasse  tra loro due. Stava facendo tutto il possibile per dare loro rifugio. "

La teologa dice di essere stata colpita dall’angoscia di Raspanti, "che anche se non potrebbe essere definito un vescovo progressista, ci aveva sempre difeso, aveva difeso i sacerdoti della diocesi, si portava a dormire nella casa episcopale tutte le persone che correvano un rischio e non ci proibì di fare o dire qualsiasi cosa che consideravamo frutto del nostro impegno cristiano. Come un buon salesiano si comportava come una chioccia con i suoi sacerdoti e con i laici, li metteva al riparo e li curava anche se non era d'accordo con loro. C’erano diversi punti di vista, ma lui sapeva ascoltare e accettare molte cose. " Uno di questi sacerdoti era  Luis Piguillem, che era stato minacciato. Tornava in bicicletta quando si imbatté in un blocco  di polizia che impediva il passaggio. Insistette che voleva passare, perché la sua casa era dentro il barrio e un poliziotto gli disse: 
- Bisogna  aspettare perché stiamo facendo un'operazione in casa del prete -
Piguillem girò la bicicletta e se ne andò senza voltarsi indietro. Da lì se ne andò al vescovado di Moron dove Raspanti gli diede rifugio. L'esercito disse che si era nascosto sotto le gonne del vescovo. Ma non osarono cercarlo lì.
- Raspanti era consapevole del rischio che correvano  Yorio e Jalics?
-Sì. Disse che aveva paura che scomparissero.  Due sacerdoti non possono restare sospesi in aria, senza un responsabile gerarchico che li protegga. Qualche giorno dopo abbiamo saputo che li avevano portati via.

Da Cordoba a Cleveland

Un'altra testimonianza presa in seguito alla pubblicazione di domenica è il sacerdote Alejandro Dausa, che è stato rapito il 3 agosto 1976 a Cordova quando era seminarista nell'Ordine dei Missionari di Nostra Signora de La Salette. Dopo sei mesi in cui di torture della polizia nel Dipartimento dell'Intelligence Cordoba D2 ha potuto partire per gli Stati Uniti, dove era già arrivato il responsabile del seminario, il  sacerdote statunitense  James Weeks, per il quale si era interessato il governo del suo paese. Quest'anno si terrà a Cordoba il processo per quell'episodio, il cui principale imputato è il generale Luciano Menendez. Adesso  Dausa vive in Bolivia e racconta che sia Yorio che Jalics gli dissero  che Bergoglio li aveva consegnati.
All’arrivo negli Stati Uniti, apprese da organizzazioni per i diritti umani che Jalics si trovava a Cleveland, a casa di una sorella. Dausa e altri seminaristi che stavano iniziando il noviziato, fu invitato a condurre due ritiri. Entrambi furono tenuti nel 1977, uno a Altamont (stato di New York) e l’altro a Ipswich (Massachusetts). Ricorda Dausa: "Naturalmente, abbiamo discusso sui rispettivi rapimenti, dettagli, caratteristiche,  storia,  segnali precedenti, persone coinvolte, ecc. In quelle conversazioni ci disse che Bergoglio li aveva consegnati o denunciati. "
Nel decennio successivo,  Dausa ha lavorato come sacerdote in Bolivia e ha partecipato al ritiro annuale di La Salette in Argentina. In uno di essi gli organizzatori invitarono  Orlando Yorio, che a quel tempo lavorava a Quilmes. "Il ritiro fu a Carlos Paz, a Córdoba, e anche in quel caso si parlò della esperienza del sequestro. Orlando disse la stessa cosa di  Jalics sulle responsabilità di Bergoglio. "

Gli Assunzionisti

Yorio e Jalics furono rapiti il ??23 maggio 1976 e portati alla ESMA, dove li interrogò uno  specialista in affari ecclesiastici che conosceva l’opera teologica di Yorio. In uno degli interrogatori gli chiese dei seminaristi Assunzionisti Carlos Antonio Di Pietro e Raul Eduardo Rodriguez. Entrambi erano compagni di Marina Rubino al Teologato di San Miguel  e svolgevano un  lavoro sociale nel famoso quartiere La Manuelita di San Miguel, dove vivevano e curavano la cappella di Gesù Obrero. Da lì furono sequestrati  dieci giorni dopo i due gesuiti, il 4 giugno 1976, e portati nella stessa casa  operativa di Yorio e Jalics. A metà mattina Di Pietro telefonò al Superiore Assunzionista Roberto Favre e gli chiese del sacerdote Jorge Adur, che viveva con loro nella Manuelita.
-Abbiamo ricevuto un telegramma per lui e dobbiamo consgnarglielo - disse.
In questo modo riuscì a  mettere in moto l'Ordine. Il Superiore Roberto Favre presentò un ricorso per  habeas corpus, che non ebbe risposta. Adur  riuscì a lasciare il paese con l'assistenza del Nunzio Pio Laghi, e andò in esilio in Francia. Tornò clandestinamente nel 1980, come un sedicente cappellano dell’  " Ejército Montonero ":  fu catturato e scomparve mentre andava verso il Brasile, dove voleva incontrare Papa Giovanni Paolo II.
La stessa strada per l’esilio seguì uno degli  arrestati durante la razzia nel barrio La Manuelita, l’allora studente di medicina e oggi medico Lorenzo Riquelme. Quando tornò in libertà la confraternità dei Piccoli Fratelli del Vangelo lo ospitò nella casa porteña della calle Malabia. Nelle comunicazioni dalla Francia con chi era allora il superiore dei Piccoli Fratelli del Vangelo, Patrick Rice,  Riquelme disse che chi lo aveva denunciato era un gesuita del  Collegio di San Miguel, che era al tempo stesso il cappellano militare. E’ convinto che questo sacerdote abbia assistito alle sue torture che crede avvennero a  Campo de Mayo.

L’ammorbidente

Anche a seguito della nota di domenica ha accettato di raccontare quello che conosce sul caso uno dei fondatori della Fraternità secolare dei Piccoli Fratelli del Vangelo Charles de Foucauld, Roberto Scordato.
Tra fine ottobre e inizio novembre 1976, Scordato si riunì a Roma con il cardinale Eduardo Pironio, che era prefetto della Congregazione vaticana per i Religiosi, e gli disse il nome e cognome di un sacerdote della comunità dei Gesuiti di San Miguel  che partecipava alle sessioni di tortura a Campo de Mayo con il ruolo di "ammorbidire spiritualmente " i detenuti.
Scordato gli chiese di dirlo al Superiore Generale Pedro Arrupe, ma non sa quello che fece, se fece qualcosa.  Consultato per questo articolo, Rice che anche lui fu rapito e torturato quell'anno, ha detto che questo non sarebbe stato possibile senza l'approvazione del padre provinciale. Rise e il  gesuita Scordato credono che il nome di quel gesuita fosse  Gonzalez , ma a 34 anni di distanza, ma non lo ricordano con certezza.

Irascibilità

Come ogni volta che il suo passato lo raggiunge,  Bergoglio attribuisce la divulgazione dei suoi atti al governo nazionale. Questa settimana ha reagito furiosamente, durante la sua omelia a una Messa per gli studenti. In quello che il suo portavoce ha descritto come "un messaggio al potere politico", ha detto che "non abbiamo il diritto di cambiare l’identità e l'orientamento alla patria", se non per  "proiettarla nel futuro in una utopia che sia la continuità con ciò che ci fu dato ",che i bambini non hanno nessun altra prospettiva se non comprarsi una cartina di bruscolini all’angolo della scuola e che i capi cerchino di arrampicarsi, di riempire la cassa e di promuovere gli amici.

Horacio Verbitsky
Fonte:http://www.rebelion.org
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=165295
14.03.2013

JORGE BERGOGLIO NELLA DITTATURA IN ARGENTINA
Data: Sabato, 16 marzo @ 17:10:00 CDT
Argomento: Argentina
DI HORACIO VERBITSKY
rebelion.org

Il ruolo del Cardinale Bergoglio nella scomparsa dei sacerdoti e nell’appoggio dato al regime dittatoriale è confermato da cinque nuovi testimoni. Parlano un sacerdote e un ex sacerdote, un teologo, un laico di una fraternità laica che denunciò al Vaticano quello che succedeva in Argentina nel 1976 e un laico che fu sequestrato insieme a due sacerdoti che non ritornarono. La  reazione rabbiosa di Bergoglio, che incolpa il governo per aver spulciato i suoi documenti.

Cinque nuove testimonianze, si sono presentate spontaneamente a seguito dell'articolo “Su pasado lo condena”, e confermano il ruolo del cardinale Jorge Bergoglio nella repressione del governo militare sui ranghi della Chiesa cattolica che oggi presiede, tra cui la scomparsa di sacerdoti . Chi sta parlando sono  una teologa che per decenni ha insegnato catechismo nelle scuole della diocesi di Morón,l’  ex Superiore di una Confraternità sacerdotale che è stata decimata dalle sparizioni forzate e  un laico della stessa Confraternità, che denunciò i casi in Vaticano, un sacerdote e un laico  che furono entrambi rapiti e torturati.

Teologa in minigonna

Due mesi dopo il colpo di stato militare del 1976, il Vescovo di Morón, Miguel Raspanti, ha cercato di proteggere i sacerdoti Orlando Yorio e Francisco Jalics perché temeva che fossero sequestrati, ma Bergoglio si oppose. Questo è quanto dichiara l’ex insegnante  di catechismo  della scuola della Diocesi di Morón, Marina Rubino, che in quel periodo stava studiando teologia al Colegio  Maximo de San Miguel, dove viveva Bergoglio. Per questo fatto li conosceva tutti e due. Inoltre era stata un’ allieva di Yorio e di Jalics e conosceva il rischio che correvano entrambi. Marina ha deciso  di testimoniare dopo aver letto un articolo sul libro che  scarica da qualsiasi responsabilità  Bergoglio.

Marina Rubino vive a Morón da sempre. Nel Collegio del Sacro Cuore di Castelar  insegnava  catechismo ai ragazzi e formava i genitori, cosa che le sembrava ancora più importante. "Una volta al mese ci incontravamo con loro. Era un bel lavoro. Questa esperienza durò quindici anni. " Inoltre tenne corsi di introduzione alla Bibbia in tutti i luoghi non-turistici dell’ Argentina. Preparavamo un foglietto con i commenti sulle letture della domenica e volevamo che in questo modo le comunità trovassero cose su cui riflettere ". Da quando è andata in pensione, insegna tessitura nei centri culturali, nei centri di recupero  o nellecase.
Non volle entrare nel seminario di Villa Devoto, perché non le  interessavano le letture, ma solo la Bibbia. Nel 1972 iniziò  a studiare teologia presso la Universidad del Salvador e fece la sua carriera scolastica al Colegio  Maximo de San Miguel. Nel primo anno studiò con il Professor  Francisco Jalics e nel secondo con Orlando Yorio. Mentre studiava, coordinava il  catechismo nel Collegio del Sacro Cuore di Castelar, dove viveva anche la religiosa francese Suor Leonie Duquet .
"I tempi erano duri. Per aver  fatto, nel collegio,  una scelta per i poveri perché avevamo preso sul serio il Concilio Vaticano II e la riunione del CELAM di Medellin , avevamo perso la metà degli studenti. Ma continuammo  per questa strada per educare le persone  ad avere una mente più aperta alla realtà e all’impegno per i più bisognosi, sostenevamo che la fede deve rafforzare questi atteggiamenti e non il contrario. "
Il Vescovo era Miguel Raspanti, che allora aveva 68 anni ed era stato ordinato nel 1957, negli ultimi anni del papato di Pio XII. Era un uomo ben intenzionato che fece ogni sforzo per adattarsi ai cambiamenti del Consiglio, a cui partecipò. Dopo il movimento di protesta del 1969, il “Cordobazo”  cominciò a ripudiare le strutture ingiuste del capitalismo e a chiedere l'impegno per"la liberazione dei nostri fratelli che hanno bisogno."
Ma il problema più grave che vidi a Morón era l'aumento delle tasse sulle piccole imprese e sui proprietari della classe media. "Molte volte abbiamo dovuto discuterne e parlare di questi problemi nella diocesi e il vescovo Raspanti di solito alla fine dell’incontro ci chiedeva se ci avessimo pensato bene, che dovevamo fare questo o quello e che, se fossimo convinti di quello che volevamo fare,  lui ci avrebbe sostenuto", dice Marina. Le sue parole sono seguite con attenzione dal marito, Joe Godino, un ex sacerdote di Santa María,  a Córdoba, uno di quelli che hanno aderito al Movimento dei Sacerdoti per il Terzo Mondo.

Marina stava studiando teologia al San Miguel dalle 8.30 alle 12.30. Non aveva preso una borsa di studio perché donna, ma perché  coordinatrice della catechesi in una scuola del vescovato, Raspanti intercedette e riuscì a far  sobbarcare i costi dei suoi studi ad un ente tedesco . Nemmeno vollero darle il diploma quando finì gli studi nel 1977. Il direttore del teologado, José Luis Lazzarini, disse che c’era un problema, non si erano resi conto che era una donna. Allora Marina andò a cercare chi l’aveva ricevuta quando era entrata, il gesuita Victor Marangoni:
-La prima volta che mi ha visto, non si è accorto che ero una donna?
- Sì, certo, perché? Rispose imbarazzato il rettore a quella furia  in minigonna.
-Perché Lazzarini non mi vuole dare il diploma.
Marangoni si occupò di risolvere queste sciocchezze. Marina ha un diploma ma nessuno glielo ha mai consegnato ufficialmente.

La De-protezione

Un pomeriggio, alla fine delle lezioni, "Incontrai  Monsignor Raspanti  in piedi, da solo, in mezzo all’atrio. Non so perché stava aspettando lì. Era in silenzio e gli chiesi se stesse aspettando qualcuno e lui disse sì, che aspettava il Padre  provinciale Bergoglio. Aveva un volto tirato, pallido, ho pensato che fosse indisposto. L'ho salutato, gli ho chiesto se si sentiva bene, poi l'ho invitato a sedersi nel salotto accanto al corridoio. "

-No, non mi sento male, ma sono molto preoccupato – rispose Raspanti.

Marina dice di avere quel giorno stampato nella memoria, parla con voce calma, ma si vede tutto il suo coinvolgimento nei suoi occhi grandi ed espressivi. Pepe la guarda teneramente.

"Sono rimasta scioccata nel vedere Raspanti da solo, di solito era sempre accompagnato dal suo segretario," dice. 
Marina sapeva che i suoi insegnanti  Jalics e Yorio con un terzo gesuita , Luis  Dourron, che lavorava con lei nel Collegio di Castelar, avevano chiesto il trasferimento alla Diocesi di Morón. Yorio, Jalics, Dourron ed Enrique Rastellini,  che era anche lui  gesuita, avevano vissuto insieme  nella comunità fin dal 1970, prima a Ituzaingó e poi a Quarter Rivadavia, vicino  alla Gran Villa di Bajo Flores,  e questo lo sapevano e  l’avevano approvato tutti i padri provinciali della Compagna del Gesù che si erano succeduti,  Ricardo-Dick O'Farrell e Bergoglio.
"Gli dissi che sia Orlando che Francisco erano stati miei insegnanti e che Luis lavorava con noi nella diocesi, che erano irreprensibili e che non dubitavo che li avrebbero accettati. Tutti erano in attesa di sapere che sarebbe successo a Morón. Nessuno che conosceva la situazione aveva mai avuto qualcosa da ridire. Raspanti disse che era venuto a parlare con Bergoglio proprio di questo. Luis era già stato accettato, ma gli serviva una lettera di Bergoglio che autorizzasse il trasferimento di  Yorio e Jalics. "

Marina comprese che si trattava di una mera formalità, ma Raspanti le spiegò che la situazione era più complicata. "Con le pessime referenze che gli aveva mandato  Bergoglio non potevano essere  accettati nella diocesi. Era molto preoccupato perché in quel momento né Orlando né Francisco  dipendevano  da nessuna autorità ecclesiastica :

- Non posso lasciare che due sacerdoti in questa situazione e  non posso nemmeno accettarli con la relazione che mi ha mandato. Vengo a chiedergli  che semplicemente li autorizzi e che ritiri questa relazione che dice cose molto gravi.-

Chiunque aiutasse a pensare era un guerrigliero, dice Marina. Accompagnò il suo vescovo da Bergoglio che lo ricevette e poi se ne andò.  Quando uscì vide che nel  parcheggio non c’era nemmeno l’auto di Raspanti. "Deve essere venuto in autobus, per non essere seguito. Voleva che la cosa restasse  tra loro due. Stava facendo tutto il possibile per dare loro rifugio. "

La teologa dice di essere stata colpita dall’angoscia di Raspanti, "che anche se non potrebbe essere definito un vescovo progressista, ci aveva sempre difeso, aveva difeso i sacerdoti della diocesi, si portava a dormire nella casa episcopale tutte le persone che correvano un rischio e non ci proibì di fare o dire qualsiasi cosa che consideravamo frutto del nostro impegno cristiano. Come un buon salesiano si comportava come una chioccia con i suoi sacerdoti e con i laici, li metteva al riparo e li curava anche se non era d'accordo con loro. C’erano diversi punti di vista, ma lui sapeva ascoltare e accettare molte cose. " Uno di questi sacerdoti era  Luis Piguillem, che era stato minacciato. Tornava in bicicletta quando si imbatté in un blocco  di polizia che impediva il passaggio. Insistette che voleva passare, perché la sua casa era dentro il barrio e un poliziotto gli disse: 
- Bisogna  aspettare perché stiamo facendo un'operazione in casa del prete -
Piguillem girò la bicicletta e se ne andò senza voltarsi indietro. Da lì se ne andò al vescovado di Moron dove Raspanti gli diede rifugio. L'esercito disse che si era nascosto sotto le gonne del vescovo. Ma non osarono cercarlo lì.
- Raspanti era consapevole del rischio che correvano  Yorio e Jalics?
-Sì. Disse che aveva paura che scomparissero.  Due sacerdoti non possono restare sospesi in aria, senza un responsabile gerarchico che li protegga. Qualche giorno dopo abbiamo saputo che li avevano portati via.

Da Cordoba a Cleveland

Un'altra testimonianza presa in seguito alla pubblicazione di domenica è il sacerdote Alejandro Dausa, che è stato rapito il 3 agosto 1976 a Cordova quando era seminarista nell'Ordine dei Missionari di Nostra Signora de La Salette. Dopo sei mesi in cui di torture della polizia nel Dipartimento dell'Intelligence Cordoba D2 ha potuto partire per gli Stati Uniti, dove era già arrivato il responsabile del seminario, il  sacerdote statunitense  James Weeks, per il quale si era interessato il governo del suo paese. Quest'anno si terrà a Cordoba il processo per quell'episodio, il cui principale imputato è il generale Luciano Menendez. Adesso  Dausa vive in Bolivia e racconta che sia Yorio che Jalics gli dissero  che Bergoglio li aveva consegnati.
All’arrivo negli Stati Uniti, apprese da organizzazioni per i diritti umani che Jalics si trovava a Cleveland, a casa di una sorella. Dausa e altri seminaristi che stavano iniziando il noviziato, fu invitato a condurre due ritiri. Entrambi furono tenuti nel 1977, uno a Altamont (stato di New York) e l’altro a Ipswich (Massachusetts). Ricorda Dausa: "Naturalmente, abbiamo discusso sui rispettivi rapimenti, dettagli, caratteristiche,  storia,  segnali precedenti, persone coinvolte, ecc. In quelle conversazioni ci disse che Bergoglio li aveva consegnati o denunciati. "
Nel decennio successivo,  Dausa ha lavorato come sacerdote in Bolivia e ha partecipato al ritiro annuale di La Salette in Argentina. In uno di essi gli organizzatori invitarono  Orlando Yorio, che a quel tempo lavorava a Quilmes. "Il ritiro fu a Carlos Paz, a Córdoba, e anche in quel caso si parlò della esperienza del sequestro. Orlando disse la stessa cosa di  Jalics sulle responsabilità di Bergoglio. "

Gli Assunzionisti

Yorio e Jalics furono rapiti il ??23 maggio 1976 e portati alla ESMA, dove li interrogò uno  specialista in affari ecclesiastici che conosceva l’opera teologica di Yorio. In uno degli interrogatori gli chiese dei seminaristi Assunzionisti Carlos Antonio Di Pietro e Raul Eduardo Rodriguez. Entrambi erano compagni di Marina Rubino al Teologato di San Miguel  e svolgevano un  lavoro sociale nel famoso quartiere La Manuelita di San Miguel, dove vivevano e curavano la cappella di Gesù Obrero. Da lì furono sequestrati  dieci giorni dopo i due gesuiti, il 4 giugno 1976, e portati nella stessa casa  operativa di Yorio e Jalics. A metà mattina Di Pietro telefonò al Superiore Assunzionista Roberto Favre e gli chiese del sacerdote Jorge Adur, che viveva con loro nella Manuelita.
-Abbiamo ricevuto un telegramma per lui e dobbiamo consgnarglielo - disse.
In questo modo riuscì a  mettere in moto l'Ordine. Il Superiore Roberto Favre presentò un ricorso per  habeas corpus, che non ebbe risposta. Adur  riuscì a lasciare il paese con l'assistenza del Nunzio Pio Laghi, e andò in esilio in Francia. Tornò clandestinamente nel 1980, come un sedicente cappellano dell’  " Ejército Montonero ":  fu catturato e scomparve mentre andava verso il Brasile, dove voleva incontrare Papa Giovanni Paolo II.
La stessa strada per l’esilio seguì uno degli  arrestati durante la razzia nel barrio La Manuelita, l’allora studente di medicina e oggi medico Lorenzo Riquelme. Quando tornò in libertà la confraternità dei Piccoli Fratelli del Vangelo lo ospitò nella casa porteña della calle Malabia. Nelle comunicazioni dalla Francia con chi era allora il superiore dei Piccoli Fratelli del Vangelo, Patrick Rice,  Riquelme disse che chi lo aveva denunciato era un gesuita del  Collegio di San Miguel, che era al tempo stesso il cappellano militare. E’ convinto che questo sacerdote abbia assistito alle sue torture che crede avvennero a  Campo de Mayo.

L’ammorbidente

Anche a seguito della nota di domenica ha accettato di raccontare quello che conosce sul caso uno dei fondatori della Fraternità secolare dei Piccoli Fratelli del Vangelo Charles de Foucauld, Roberto Scordato.
Tra fine ottobre e inizio novembre 1976, Scordato si riunì a Roma con il cardinale Eduardo Pironio, che era prefetto della Congregazione vaticana per i Religiosi, e gli disse il nome e cognome di un sacerdote della comunità dei Gesuiti di San Miguel  che partecipava alle sessioni di tortura a Campo de Mayo con il ruolo di "ammorbidire spiritualmente " i detenuti.
Scordato gli chiese di dirlo al Superiore Generale Pedro Arrupe, ma non sa quello che fece, se fece qualcosa.  Consultato per questo articolo, Rice che anche lui fu rapito e torturato quell'anno, ha detto che questo non sarebbe stato possibile senza l'approvazione del padre provinciale. Rise e il  gesuita Scordato credono che il nome di quel gesuita fosse  Gonzalez , ma a 34 anni di distanza, ma non lo ricordano con certezza.
  • Irascibilità

Come ogni volta che il suo passato lo raggiunge,  Bergoglio attribuisce la divulgazione dei suoi atti al governo nazionale. Questa settimana ha reagito furiosamente, durante la sua omelia a una Messa per gli studenti. In quello che il suo portavoce ha descritto come "un messaggio al potere politico", ha detto che "non abbiamo il diritto di cambiare l’identità e l'orientamento alla patria", se non per  "proiettarla nel futuro in una utopia che sia la continuità con ciò che ci fu dato ",che i bambini non hanno nessun altra prospettiva se non comprarsi una cartina di bruscolini all’angolo della scuola e che i capi cerchino di arrampicarsi, di riempire la cassa e di promuovere gli amici.

Horacio Verbitsky
Fonte:http://www.rebelion.org
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=165295
14.03.2013